Dopo le restrizioni dell’era Covid, l’industria culturale torna a parlare di sviluppi e prospettive grazie all’appuntamento annuale con gli Stati generali della cultura, che si è tenuto martedì 5 luglio nelle sale del Museo nazionale del Risorgimento di Torino. L’incontro, organizzato dal Sole 24Ore, ha messo al centro dell’edizione 2022 le sfide per costruire il patrimonio culturale del futuro, nel segno di un sempre più proficuo ruolo dei privati e del loro rapporto con le istituzioni pubbliche, così come il sostegno che le imprese possono offrire a una cultura diffusa, analizzando i nuovi mestieri dell’editoria e le trasformazioni del mercato audiovisivo, oltre a un riallineamento degli eventi dal vivo dopo i due anni di stop forzato. Si è parlato delle strategie future dei musei e del sempre crescente ruolo svolto dalle Capitali della Cultura. E’ stato fatto il punto sul patrimonio culturale, inteso come risorsa strategica per lo sviluppo socio-economico del Paese e dei territori locali.
«Non credo si tornerà più alla stagione dei tagli e della marginalità della cultura. Perché ormai è chiaro a tutti che la cultura è un grande investimento economico, è un aiuto al made in Italy, alla crescita sostenibile». Del resto nel Pnrr «il Governo ha destinato circa 7 miliardi di euro per promuovere la cultura del nostro Paese, si tratta della cifra più alta a livello europeo». Quanto al rapporto pubblico-privato «ho insistito molto sulla collaborazione, rompendo la barriera ideologica che la ha rallentata. Penso che i privati non debbano solo mettere i soldi, ma debbano collaborare nella gestione». Così il ministro della Cultura Dario Franceschini, intervistato dal direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini, in apertura degli Stati generali della cultura.
«Ho sempre considerato il ministero della cultura come il ministero economico più importante del Paese. Tutto il lavoro che ho cercato di fare in questi anni è convincere gli altri decisori politici che investire in cultura in Italia non è soltanto un dovere costituzionale e morale ma è anche un grande investimento economico, è un aiuto al made in Italy, alla crescita sostenibile. Le riforme di questi anni hanno puntato a questo obiettivo, rompendo la barriera pubblico-privato. Ed è una battaglia vita. I governi e i ministri cambieranno, ma non si tornerà alla stagione dei tagli marginalità della cultura» ha assicurato il ministro.
Le parole di Dario Franceschini, però, non sono piaciute troppo al mondo imprenditoriale che ha risposto in maniera decisa sia con il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che ha parlato di «clima anti industriale», sia con Luigi Abete, presidente dell’Associazione imprese culturali e creative.
Tanti gli interventi che si sono susseguiti nella giornata, tra le altre cose si è parlato anche del nuovo museo diffuso, quello che verrà aperto a Cabras per ospitare gli enigmatici Giganti di Mont’e Prama. E’ intervenuto per l’occasione Anthony Muroni, Presidente della Fondazione Mont’e Prama: “Sono delle statue che testimoniano la straordinaria qualità della Sardegna megalitica e ora dobbiamo collocarle in un atlante del tempo”. Gli enigmatici guerrieri con tanto di scudo e occhi sbarrati sono un passaporto per la Sardegna e Muroni ha già portato questa “narrazione” fatta dai guerrieri di pietra in ambasciate e consolati esteri, da Washington a San Pietroburgo, prima che il mondo inizi ad andare in Sardegna a rendere omaggio ai “guerrieri di pietra” sardi.
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