La piccola chiesa sorge in via xx settembre, sul lato sinistro provenendo dal lungomare. Si trova tra due palazzine di civile abitazione, ed è un piccolo santuario chiamato affettuosamente dai carlofortini “Gexetta du Previn” (chiesetta del pretino) in onore del giovane sacerdote: Don Nicolò Segni, che li seguì e li confortò, quando ridotti in schiavitù vennero portati a Tunisi dai Barbareschi. La storia di questa Madonnina, a cui la chiesa è dedicata, è ricca di fascino. Il 15 novembre 1800, si racconta che il giovane schiavo Nicola Moretto trovò a Nabel, presso Tunisi, una polena tra due alberi, uno di limone e uno di datteri, e che per lui tale visione, fu come un segno premonitore. La nascose gelosamente e l’affidò poi al “previn” con l’intento di riportarla in patria, una volta liberi. Così fu. La schiavitù terminò nel 1803, grazie anche all’intervento di alcuni sovrani, tra cui Napoleone ed il Pontefice di allora, che intervennero presso il Bey di Tunisi, per riscattare la comunità. Al ritorno in patria, si decise di dedicare alla Madonnina liberatrice, un oratorio la cui costruzione iniziò il 15 ottobre 1807 e fu completata, dopo varie interruzioni, nel 1815. Sopra il portale d’ingresso, nella parete interna, è custodito un organo a canne di scuola napoletana, che risale circa al 1850. Ha una tastiera a pannello di 45 tasti in 4 ottave, una pedaliera con 8 pedali, e “registri” verticali. È l’organo più antico della cittadina, retto da una balaustra in legno alla quale si accede tramite una scaletta a chiocciola. Dal settembre 1988, in occasione del 250° anniversario della fondazione di Carloforte, vennero traslate da Tunisi le spoglie di uno schiavo ignoto, che riposano sulla parete destra d’ingresso. Ogni anno, il 15 novembre, è festività solenne per la comunità; il simulacro della Madonnina viene portato in processione, per ricordare il periodo della schiavitù e della liberazione.