Il carcere di via Piangipane, composto da più corpi di fabbrica e suddiviso in diverse sezioni: maschile, femminile e minorile, apre nel 1912 per sostituire l’antica e ormai obsoleta struttura detentiva ospitata nell’ex convento di San Paolo.

Per garantire la sicurezza contro le evasioni, l’edificio è circondato da un doppio muro di cinta con cammino di ronda e garitte per le sentinelle.

Durante gli anni del fascismo ospita anche gli oppositori politici e molti ebrei prima della loro deportazione.

Nel 2003 viene emanata la legge dello Stato che istituisce il Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, che trova sede proprio nelle vecchie carceri di Piangipane.

Inizialmente viene inaugurata la palazzina su strada, poi viene indetto un concorso internazionale per la riprogettazione e l’ampliamento dell’intero edificio.

Il museo è oggi aperto con una parte fissa e una dedicata alle esposizioni temporanee.