Con i suoi settantamila abitanti, Quartu Sant’Elena è la terza città della Sardegna in ordine di importanza dopo Cagliari e Sassari. Fino agli anni ’60 la vita economica della cittadina era incentrata prevalentemente sull’agricoltura, l’artigianato e l’estrazione del sale. La vicinanza con Cagliari ha favorito però una rapidissima espansione edilizia e demografica: in pochi decenni il numero dei residenti è quadruplicato, trasformando quello che era un tranquillo borgo rurale in una vera città, il cui sviluppo ha interessato anche la fascia del litorale.
Numerosi sono i nuraghi segnalati nel territorio comunale, quasi tutti costruiti a guardia dei passi in direzione del mare. Fenici e Romani si insediarono nei punti chiave del territorio, colonizzando l’originaria popolazione isolana che viveva nei pressi delle paludi costiere. Proprio dal miliario che segnava il quarto miglio della strada romana che da Cagliari portava verso l’interno dell’isola, la città prese l’attuale nome. I Bizantini, giunti nei secoli successivi, lasciarono una notevole eredità culturale. L’attuale struttura urbana del centro storico ricalca tuttavia in linea di massima la struttura “a fuso” che si afferma nel periodo medioevale. Le vicende isolane portarono il borgo sotto il dominio dei militari catalani, dei feudatari spagnoli, degli austriaci e infine dei piemontesi. Nel 1793, sulle coste quartesi viene eroicamente fermato dalle milizie locali un tentativo di sbarco e invasione dell’armata francese agli ordini dell’ammiraglio Troguet. Nel 1959 arriva dalla Repubblica Italiana il riconoscimento ufficiale di “Città”, e viene aggiunto – per evitare la confusione con località omofone del territorio nazionale – il nome della santa patrona.
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I monumenti saranno visitabili gratuitamente sabato e domenica