Tombe ad arcosolio del Nautico

Lungo tutto il tratto costiero orientale compreso tra il porto e la chiesetta di Balai, all’interno del banco di calcare affiorante (già ampiamente sfruttato in età romana come cava di materiale da costruzione), sono numerosi i rinvenimenti di sepolture, di diverse tipologie, che riportano ad un utilizzo dell’area a scopo cimiteriale in un arco cronologico compreso tra il II ed il VII secolo d.C. Nell’area retrostante l’Istituto Tecnico Nautico si trova una delle aree funerarie più interessanti dell’antica Turris Libisonis: il complesso di sepolture ipogeiche di Scoglio Lungo, ricavate nella collina calcarea, utilizzate tra il III e il VII secolo d.C. Scoperto da Guglielmo Maetzke nel 1963 in seguito a lavori di sbancamento che ne hanno seriamente compromesso la conservazione, il sito è formato da quattro ambienti adiacenti, nelle cui pareti si aprono numerosi arcosoli. Alcune delle circa cinquanta sepolture individuate, distribuite tra sarcofagi e tombe a fossa, hanno restituito importanti oggetti di corredo, tra i quali una brocca in rame, gioielli in bronzo e argento, un pettine in osso e una stadera in bronzo. Tra i reperti in ceramica spicca una brocchetta costolata monoansata (V-VI secolo d.C.). L’evidente relazione architettonica e rituale esistente tra le tombe ad arcosolio dello Scoglio Lungo e il vicino ipogeo di Tanca Borgona riconduce i monumenti all’utilizzazione da parte di piccole comunità o associazioni funerarie, che hanno deposto i defunti all’interno di spazi riservati, distinti e monumentalizzati, spesso arricchiti con soluzioni decorative che rimarcano talvolta le capacità economiche dei committenti.

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