Siliqua

La bellezza di Siliqua incantò anche il poeta Salvatore Quasimodo che la descrisse nelle sue liriche con questi versi: “Siliqua dai conci di terra cruda, negli ossami di pietra in coni tronchi. Deserto effimero: in cuore gioca il volume dei colli d’ erba giovane.” Il paese, già esistente in epoca romana e per tutto il corso dell’alto Medioevo, appartenne al giudicato di Cagliari e fu compreso nella curatoria del Cixerri. Dopo il 1257 l’abitato entrò in possesso della famiglia dei Donoratico della Gherardesca e, a partire dal 1282, divenne proprietà del noto conte Ugolino. Caduto in disgrazia il conte Ugolino, Siliqua e il munitissimo castello passarono sotto il controllo diretto di Pisa. Fra il 1324 e il 1326 il castello e tutti i territori circostanti furono occupati dagli Aragonesi e nel 1410 venne dato in feudo dal re Ferdinando I d’Aragona a Pietro Otger. Nel 1458 fu venduto a Giacomo Aragall, passò poi a Giovanni Bellit i cui eredi ne erano ancora in possesso nel 1603. Nel corso del ’600 la Baronia di Monastir, che includeva anche Siliqua, venne incorporata nel marchesato di Villacidro, del quale erano feudatari i Bou Crespi di Valdaura. Da questi il grosso feudo venne riscattato dal Re di Sardegna, Vittorio Amedeo, nel 1785. Segnaliamo che fin dal Medioevo sorgevano nell’attuale territorio del comune di Siliqua numerose altre ville.
Fuori dal centro abitato sono presenti un numero importante di chiese campestri come la chiesa di Santa Margherita di Antiochia che si trova a poca distanza dal castello di Acquafredda e che secondo alcune fonti fu costruita nel 1758. A poca distanza dalla chiesa di Santa Margherita si trova la chiesa di San Giacomo probabilmente costruita nel XI secolo e appartenente ad un antico centro di origine medievale. Proseguendo il percorso delle chiese e arrivando all’interno della paese di Siliqua a ridosso della piazza principale, vicino al monumento dei caduti, si trova la chiesa di San Sebastiano   dove nella facciata si trova una placca di ferro che indica la quota altimetrica, 66 metri sul sopra il livello del mare. Nella parte più alta del paese si trova la chiesa di Sant’Anna di particolare interesse in quanto testimonianza dell’architettura della prima età aragonese in Sardegna. Di essa non si conoscono né la data di fondazione né quella di consacrazione, ma è certo che esistesse già prima del 1481, perchè un documento di quell’anno ne attesta i lavori di riedificazione essendo la chiesa preesistente completamente in rovina. Risale al periodo della dominazione aragonese anche la parrocchia di Sant’Antonio simile per le sue merlature e nel campanile alla chiesa di Sant’Anna. La chiesa di San Giuseppe da un inventario del 1761 risultava distante mezzo miglio dal paese. Risale al 1754 e da allora ad oggi è sorto il rione di San Giuseppe particolarmente devoto al Santo. La parrocchia di San Giorgio martire è dedicata al patrono di Siliqua anch’essa situata nella parte più alta del paese, in stile romanico con un particolare rosone sulla facciata dove è possibile vedere su alcune pietre squadrate delle incisioni rappresentanti il castello di Acquafredda. Oltre alle chiese è presente un antico acquedotto che nacque dalla crescente richiesta della comunità di Siliqua di risolvere il problema dell’acqua potabile. Fu quindi una decisione del consiglio comunale del 1882 a dare l’avvio all’istanza affinché il governo finanziasse l’opera per un terzo della suo costo. Queste e tante altre attrazioni si potranno visitare a Siliqua che vi accoglierà nel suo parco comunale immerso nel verde, luogo di ricezione turistica e di svago per i più piccoli ma anche per i più grandi.
2019

XXIII Edizione

Saluti dell'Amministrazione Comunale

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