Gli argenti della parrocchiale di San Pietro

Il recente restauro (2011) a cura della Soprintendenza ai BAPSAE di Cagliari ha messo in luce la quantità e l’interesse degli argenti liturgici della parrocchiale di Settimo San Pietro, variamente databili tra il Seicento e l’Ottocento. Documenti d’arte e di fede, sono testimonianza della generosità degli abitanti di Settimo, che con le loro offerte hanno contribuito alla realizzazione di questi oggetti preziosi. Gli arredi sacri hanno uno scopo liturgico che ne condiziona foggia e ornamentazione, che varia però nel tempo seguendo i mutamenti del gusto e della moda; secondo le indicazioni tridentine ogni chiesa doveva dotarsi di un corredo di arredi sacri, sottoposto a verifica durante le Visite pastorali. La confraternita riuniva tutit i lavoratori dei metalli, che avevano una cappella all’interno del duomo di Cagliari. In età spagnola (XVI-XVII secolo), la vigilanza delle botteghe ed il controllo della qualità del metallo era affidata ai maggiorali, eletti il 25 giugno, festa del patrono S. Eligio vescovo. In età sabauda (XVIII-XIX secolo) un editto del 1768 emana la nuova regolamentazione, in vigore fino all’unità d’Italia, che prevedeva tre marchi: lo stemma coronato del Regno di Sardegna, il contrassegno del regio assaggiatore e quello della bottega. Alla fine del ‘700 lavorano per Settimo alcuni abili argentieri cagliaritani: Felice Usay plasmò le cartegloria e ammodernò vari oggetti, Sebastiano Cabras realizzò la monumentale lampada pensile e Luigi Cirronis un pregevole ostensorio.

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