La Chiesa sorge in un sito a pochi chilometri dal paese, di grandissimo interesse storico, in cui si trovano i resti di precedenti insediamenti umani, che vanno dal nuragico al periodo bizantino. Il luogo riveste particolare importanza storica soprattutto perché vi si trovano le tracce dell’antico villaggio medioevale di Teulat, già ricordato in documenti del 1355 e abbandonato completamente alla fine del XVI secolo, per essere successivamente riedificato, col nome di Teulada, nella sua ubicazione attuale.
Si tratta di un semplice edificio a navata unica. La copertura è a capanna ed è tessuta su tre archi a sesto pieno, perpendicolari all’asse secondo uno schema ancora gotico nella sua concezione compositiva. Ai due lati sono addossati due corpi di fabbrica, uno dei quali funge da sacrestia, mentre l’altro accoglie i priori, che organizzano annualmente le due sagre in onore del Santo: la prima, propiziatoria di messi e raccolti abbondanti; la seconda, di ringraziamento per la grazia ricevuta, sino ad alcuni anni or sono si svolgeva in settembre, ora per ragioni che esulano dalla religiosità, viene anticipata alla metà del mese di agosto.
Sul prospetto, molto povero, si apre un semplice portalino ad arco, sovrastato da un occhio circolare. Le falde di copertura si estendono anche sui corpi laterali. A destra, un piccolo campanile a vela è forse l’unico segno da cui dedurre che si tratta di una chiesa.
Accanto alla chiesetta e unita ad essa attraverso un loggiato a giorno, formato da quattro archi impostati su pilastri, sorge l’omonima torre, in un ambiente molto suggestivo e in posizione dominante sulla vallata sottostante, sino al mare.
La torre di S. Isidoro data ai primi anni del 1600 ed è da ricollegarsi alla politica difensiva della prammatica del 1587 di Filippo II sulla costruzione delle torri litoranee, per tutelare pesca e commercio, agricoltura, pascoli e igiene. La nostra, però, ha una pianta quadrata e due piani senza terrazza, con sotterraneo e con scarpata sguarnita di cordone. Era più precisamente una casa–forte, che non aveva altro che funzioni di rifugio per proteggere dalle improvvise e temporanee invasioni di pirati barbareschi. Aveva, inoltre, funzioni di allarme sulla via di Teulada e, come centro di trasmissione diurna e notturna, di segnalazioni visive, con fumate e luci, e acustiche col suono del corno o colo tuonare di una colubrina: tutto regolato e convenzionato. A seconda delle situazioni la gente fuggiva o si armava. La colubrina era, fino ai primi decenni del novecento, abbandonata nella rimessa delle carrozze del palazzo baronale.
Nei pressi della torre di S. Isidoro, il 15 settembre 1628 fu combattuta un’aspra battaglia, il cui esito fu favorevole ai Teuladini.
Dice la cronaca: “I barbareschi, molti per numero e per ferocia, si scontrarono con i Teuladini e di essi sperimentarono quale forza fosse in quei pochi. Finalmente avvenne che i nemici desistessero e si ritirassero, inseguiti nella precipitosa fuga. Perivane gran numero presso lo stagno, il porto e il mare”.
Di proprietà baronale, la torre era e fu attiva fino al 1867, anno in cui si compì il destino di tutte le torri costiere. Prima e dopo questo anno vi soggiornava un eremita, sacrista e custode della chiesa contigua. Un cabro, o registro d’amministrazione, ricorda che S. Isidoro aveva cassa propria con tre chiavi e che da questa cassa si attingesse una somma per l’acquisto di un cavallo e di molto tabacco per il sant’uomo.