I nuraghi sono la testimonianza più evidente della fase culturale che ha interessato la Sardegna tra i secoli XIX e XI a.C., nota come Cultura Nuragica. Il nuraghe Nieddu si erge su una modesta altura, in località Nuragaddu, a breve distanza da corsi d’acqua che s’immettevano in origine nello stagno di Gennano e che alimentavano i terreni circostanti. Ha una struttura a tholos, o falsa volta. Il diametro esterno misura circa 11,5 metri. L’opera muraria è realizzata con blocchi di basalto. Si conserva in elevato per un’altezza di circa 8,50 metri. I blocchi sono posizionati su 21 filari orizzontali. Apparentemente la struttura è un nuraghe monotorre. La pianta della camera è circolare, con tre nicchie laterali disposte a croce e una camera con nicchia d’andito. Il monumento presenta una peculiarità architettonica: la scala d’andito non attraversa lo spessore murario della torre seguendo un percorso a spirale, come avviene nella maggior parte dei casi, ma a circa 4,5 metri dall’inizio volge verso destra per poi ripiegare verso sinistra, tagliando così in trasversale l’asse del corridoio. La presenza di blocchi attorno al nuraghe e il ritrovamento di frammenti ceramici fanno ipotizzare l’esistenza di strutture abitative (presumibilmente costituenti un villaggio). Nell’area è stato anche ritrovato un tesoretto di monete romane. La dispersione dei materiali è indice della frequentazione dell’area in epoca preistorica e storica.
A poche centinaia di metri di distanza dal nuraghe Nieddu è ben visibile un edificio che dalle fonti documentarie e dai reperti ceramici presenti nell’area circostante dovrebbe risalire almeno al Seicento. L’esistenza, attestata dalle fonti, del villaggio medievale di “Nuracatti” e la stretta connessione di questo nome con l’odierno toponimo “Nuragaddu”fanno ritenere che l’ubicazione del centro abitativo fosse proprio nei pressi dell’edificio seicentesco o che esso sia addirittura l’unico elemento superstite, oggi ancora visibile, del villaggio medievale. L’edificio si sviluppa per metà a un solo piano e per l’altra metà a due piani. Gli ambienti hanno forma rettangolare e i locali sono di modeste dimensioni. La destinazione d’uso può essere attribuita grazie al microtoponimo “Su Conventu”, documentato ancora nelle carte ottocentesche, nelle quali l’edificio viene indicato con la dicitura “Casa dei Padri Gesuiti”.