Il Parco Perd’e Pibera, situato a circa 6 km dal paese, è un Bene Culturale “Ambiente” di notevole interesse, tra i più estesi dell’Isola. Dal Parco è possibile raggiungere il massiccio del Linas e la cascata di Murru Mannu, la più alta della Sardegna. Da fine anni ’50 è presente un cantiere di rimboschimento dell’Ente Foreste/Forestas, con un primo avvio di 100 ettari e in seguito con estensioni fino a Punta Cammedda e Monte Omu. Oggi è un complesso di circa 400 ettari. Nelle aree maggiormente degradate sono stati realizzati rimboschimenti misti di conifere e latifoglie al fine di favorire lo sviluppo di copertura arborea e favorire lo sviluppo di vegetazione autoctona. Il Parco è caratterizzato da una fitta e secolare foresta di lecci, tra cui il taxus bacata, sottobosco mediterraneo con fillirea, corbezzolo, erica, cisto, mentre nella parte sud, per la morfologia, è dominato dalla macchia, oltre a un’ampia zona di rimboschimenti misti. È presente una fauna varia e numerosa con cinghiali, volpi, lepri e un gran numero di uccelli. Il parco è attrezzato con diversi punti sosta con tavoli e panchine. È inserito nel “Cammino Santa Barbara” dei “Cammini Culturali e Religiosi”.
Delle attività minerarie di fine ‘800 e metà ‘900, una delle principali redditività del paese, restano le strutture architettoniche in rovina, esempi di archeologia industriale. Nel territorio gonnese sono presenti le miniere dismesse di Perd’e Pibera, Fenugu Sibiri, S’Acqua Is Prunas-Genna S’Olioni, Salaponi. All’interno del Parco è presente la miniera dismessa di molibdenite, il più grande giacimento sardo, solfuro raro anche nel resto d’Italia. Oggi rimangono le tracce delle gallerie e gli stabili della miniera ristrutturati e riconvertiti dal Comune, sia quale sede del cantiere forestale sia quali strutture ricettive per turismo, accoglienza, convegni, mostre. Si svolgono manifestazioni naturalistiche, escursionistiche e sportive. Alcuni dei siti minerari sono nel progetto di candidatura della “Rete delle Miniere” per l’UNESCO.