L’Anfiteatro di Cagliari, il più importante tra gli edifici pubblici della Sardegna romana, con la cavea ellissoidale, si incunea in una valletta naturale alle pendici meridionali del colle di Buon Cammino.
Tra il I e il II secolo d.C. i costruttori, forse a più riprese, intagliarono nel banco roccioso gran parte delle gradinate, l’arena, vari corridoi (vomitoria) e altri ambienti di servizio ad essi collegati. Dall’anfiteatro, fino alla meta dell’Ottocento, si continuarono ad asportare materiali da costruzione, finché il Comune non acquisì l’intera area, affidandone gli scavi al Canonico Giovanni Spano. Anche nel monumento cagliaritano, come in altri anfiteatri, le gradinate risultano divise in tre ordini (ima, media e summa cavea), riservati alle differenti classi sociali di cui si componeva l’antica società romana.
Lungo il corridoio attorno all’arena si affacciavano le gabbie (cryptae) per gli animali feroci, mentre altri ambienti scavati sotto l’arena servivano a contenere i macchinari scenici.
L’anfiteatro di Cagliari aveva una capienza stimata in circa 10.000 spettatori. Dal fondo dell’arena, un corridoio lungo 95 m tuttora percorribile attraversa il banco roccioso e conduce alla visita di una grande cisterna sotterranea, ubicata nell’Orto dei Cappuccini.