Edificato a partire dal 1670, grazie ai lasciti e ai donativi di Filippo IV re di Spagna e di nobili sassaresi, tra cui il N.H. Giovanni Tola, il complesso fu ultimato entro il 1695 e da allora è sede delle Monache Cappuccine. Attraverso il portale della semplice facciata con fronte a doppio spiovente, nella quale campeggia lo stemma nobiliare del benefattore, si accede nell’antiportico e, da qui, all’interno della chiesa. Un’unica navata, coperta a botte lunettata, racchiude un raro interno tardo barocco ricco di opere e arredi sacri che la bassa luce soffusa avvolge in un’atmosfera carica di inteso misticismo. Lo sguardo si concentra sull’altare classicheggiante in legno policromo realizzato nei primissimi del Settecento da bottega locale ospitante statue lignee che raffigurano la Vergine Maria con ai lati San Francesco con Santa Chiara e la Sacra Famiglia. Nell’aula prospettano due cappelle poco profonde, una dedicata a Sant’Antonio da Padova, arredata con un altare barocco intitolato al santo, mentre la cappella di Santa Croce, sul lato opposto, ospita un altare ligneo di notevole fattura con al centro l’edicola nella quale è inserito il crocefisso seicentesco. Si possono ammirare le grandi tele: tra queste spiccano quelle raffiguranti il caravaggesco San Matteo ispirato, il san Gerolamo copia del medesimo soggetto visibile nella tela in San Pietro a Roma e la decollazione di San Gavino, opera del calabrese Mattia Preti, considerata una delle opere pittoriche più importanti visibili in città.