Ruderi della Chiesa di San Francesco di Stampace

La chiesa di S. Francesco sorgeva nel quartiere storico di Stampace, tra l’attuale corso Vittorio Emanuele II e via Mameli. Il complesso, comprendente la chiesa, il chiostro e il monastero, fu ampliato a partire dal XV secolo con l’aggiunta di cappelle laterali. I Francescani vi restarono fino alla rimozione forzata nel 1861; in seguito il complesso fu adattato a caserma dei Carabinieri, ed ebbe a patire un progressivo degrado: nel 1871 un fulmine danneggiò il campanile della chiesa che portò al successivo crollo del tetto nel 1875, con la conseguente rovina delle murature perimetrali e il graduale smantellamento dell’edificio. Attualmente sono sopravvissuti e parzialmente visibili solo pochi resti: alcuni metri dei 35 del chiostro definito dal Canonico Spano “il più bel chiostro dei conventi della Sardegna formato in quadrato con architettura gotica, e con archi che nei capitelli e nel mezzo della volta sono ornati di Santi, e di figure mostruose scolpite”, il portale della chiesa rimontato nella facciata del Santuario di Bonaria e alcune cappelle voltate a crociera e costolonate, con gemma pendula visibili all’interno di alcuni locali commerciali lungo il corso Vittorio Emanuele II.

Il convento rappresentava la sede francescana più prestigiosa dell’Isola. L’impianto originario della chiesa, a navata unica con copertura lignea, e le successive modifiche si conoscono grazie al rilievo eseguito da Carlo Pizzagalli nel 1874. Sono numerose le testimonianze artistiche superstiti, tra cui sepolcri, stemmi e retabili, che indicano la straordinaria attenzione della classe nobile e mercantile cagliaritana per la chiesa di San Francesco, spesso scelta come sede di sepoltura. La chiesa custodiva inoltre opere di grande impegno artistico come “Il trittico della Consolazione” di Michele Cavaro, “L’icona dell’Annunziata” di Juan Mates e “Il retablo di San Bernardino” di Juan Figuera.

Conoscere e conservare la memoria della vicenda del complesso del San Francesco di Stampace è il modo migliore per far rivivere un’importante pagina della storia della città di Cagliari e per rendere omaggio a quegli appassionati storici dell’arte che con le loro ricerche e i loro studi hanno dato dignità e vita a questo importante monumento.

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