La torre di Calamosca faceva parte, insieme alle altre torri litoranee della Sardegna, del sistema difensivo voluto dagli spagnoli a salvaguardia delle coste. Venne costruita nel 1638 come attesta la lapide marmorea murata sulla parete esterna. È ubicata sul promontorio omonimo, a 54 metri sul livello del mare. Architettonicamente si presenta tozza e possente, perché progettata per accogliere cannoni di grosso calibro, atti a rispondere al fuoco navale, da cui l’appellativo spagnolo de Armas. Veniva chiamata anche “dei Segnali” perché dotata di un ingegnoso dispositivo di segnalazione che permetteva di comunicare con il Castello di Cagliari. Un boccaporto a mezza altezza, oggi murato, consentiva l’accesso alla torre ed introduceva in un vano di notevoli dimensioni tramezzato e voltato ad arco, atto ad accogliere la guarnigione. Nel progetto originario della torre, già trasformata in forte, non compare il cilindro superiore la cui costruzione risale a metà dell’Ottocento, a seguito di un ulteriore ampliamento subito dal complesso.
L’organico previsto dalla Reale Amministrazione delle Torri era composto generalmente da un comandante chiamato “alcaide”, un artigliere e da cannonieri coadiuvati da soldato torrieri. Fu baluardo insormontabile contro le bordate dei vascelli da guerra della Francia rivoluzionaria durante il tentativo di conquista della Sardegna, avvenuto alla fine del 1792 e l’inizio del 1793.
Il faro adiacente non fa parte dell’impianto originario, ma fu costruito nel 1859. Attualmente il sito è utilizzato dalla Marina Militare.