Via Milano, la strada che attraversa il quartiere di Bonaria, un tempo era chiamata dai cagliaritani la “Via del Mare”, il nome dell’antico passo che, attraverso il colle di Montixeddu e quello di Bonaria, scendeva fino al porto. Fin dagli inizi del Novecento, la via si modellò intorno all’idea di un’architettura fatta di villini, ognuno con il suo giardino. Nel 1926, la Società Anonima Bonaria, con capitali romani, diede vita a un progetto ambizioso che aveva come finalità quella di trasformare la pietrosa collina in una zona residenziale. Dal 1926 al 1938, la borghesia cagliaritana acquistò terreni sul colle e affidò la progettazione dei primissimi villini ad architetti e ingegneri (fra i quali Talamanca, Narici e Corazza, tutti romani, ma anche Valente e Jannarino, che progettarono le loro stesse abitazioni ai numeri 37 e 97), i quali “impaginarono” le loro architetture con stili eterogenei. Sorsero interessanti esempi di architettura decò, neo medievale, eclettica e razionalista. Ben presto, ai villini borghesi si affiancarono costruzioni concepite per ospitare impiegati, operai, ferrovieri. Si trattava di case popolari ma di ottima fattura, perfettamente inserite nella nuova piccola arteria dove classi sociali differenti convissero in equilibrio. Anche queste nuove case furono concepite seguendo l’idea della “città giardino” tipico della via, fatta di costruzioni circondate da ampi spazi verdi dove si mischiano piante di alto fusto, rampicanti, jacarande, fioriture di ogni tipo. Dopo la seconda guerra mondiale, la ricerca di nuovi spazi riaccese l’interesse per la via, e in questo periodo cominciò ad operare nella “Via del Mare” Ubaldo Badas, architetto senza titoli accademici ma dal grandissimo talento, che lasciò il suo segno su almeno due ville (al n 7 e al n 42) e influenzò le opere successive, che dovettero misurarsi con il suo stile attento alla lezione della grande architettura italiana e internazionale.