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Quest’anno in occasione di Monumenti Aperti sul sito apriamo una nuova rubrica in cui ogni weekend vi consigliamo quelli che sono i monumenti simbolo per ogni comune dentro il circuito della XXII edizione, tenendo conto del tema che caratterizzerà la manifestazione nel 2018, Anno Europeo del Patrimonio Culturale.
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L’Unione Europea ha designato il 2018 Anno Europeo del Patrimonio Culturale. Nella riflessione sul Patrimonio, assume un valore centrale il concetto di diversità, che determina il panorama ricco e variato dei nostri paesi, delle nostre città, dei nostri paesaggi naturali e antropizzati; rappresenta il portato storico di tradizioni che si sono sedimentate, incontrate e mescolate nel tempo; determina il principio sul quale costruire nuovi modi di abitare il pianeta e una più ampia cittadinanza, quella europea, al tempo stesso memoria delle proprie origini e consapevolezza di essere protagonisti del mondo. Diversità come valore, che annulla e colma le distanze, ridiscute le periferie, affronta con atteggiamento positivo i fenomeni migratori e l’innata tendenza dell’essere umano al cambiamento. All’interno di questo orizzonte, Monumenti Aperti, manifestazione partita 22 anni fa dalla Sardegna, costituisce oggi un valore aggiunto con una prospettiva che nella storia del nostro paese, nel suo patrimonio materiale e immateriale mette l’accento sull’identità come luogo di intersezione di civiltà, come mescolanza di lingue e tradizioni. Patrimonio e identità, dunque, concepiti come continuamente aperti nel passato, nel presente e nel futuro alle contaminazioni da cui derivano opportunità e possibilità di sviluppo. Nella valorizzazione del patrimonio italiano, Monumenti Aperti ha adottato questo sguardo, questa specifica narrazione per mettere in evidenza gli incroci, gli incontri e gli scontri leggibili nei “monumenti”. Quel patrimonio, dunque, materiale e immateriale che grazie a Monumenti Aperti anche a Bitonto da quest’anno verrà ri-raccontato dagli studenti delle scuole in prospettiva rinnovata per contribuire a cambiare il modo in cui le persone guardano a sé stesse e agli altri, per rafforzare l’idea di inclusione e rendere esplicita la diversità nella storia passata, educando alla convivenza pacifica come risultato di un impegno all’accoglienza e alla comprensione reciproca.
Simona Campus
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Giacomo Dessì, laureato in beni culturali e studente magistrale in archeologia e storia dell’arte, con la supervisione della Prof.ssa Simona Campus del dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell’Università degli Studi di Cagliari, ha sviluppato una ricerca contribuendo alla definizione delle modalità di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale materiale e immateriale presente in Sardegna mediante la stesura di schede sintetiche relative agli aspetti identitari come contaminazione culturale.
In questo primo weekend isolano come monumenti cardine sono stati individuati:[/fusion_text][fusion_separator style_type=”none” top_margin=”10px” bottom_margin=”10px” sep_color=”” border_size=”” icon=”” icon_circle=”” icon_circle_color=”” width=”” alignment=”center” class=”” id=””/][fusion_content_boxes settings_lvl=”child” layout=”icon-with-title” columns=”2″ icon_align=”left” title_size=”” title_color=”” body_color=”” backgroundcolor=”” icon_circle=”” icon_circle_radius=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” icon_size=”” icon_hover_type=”” hover_accent_color=”” link_type=”” link_area=”” link_target=”” animation_delay=”” animation_offset=”” animation_type=”0″ animation_direction=”left” animation_speed=”0.1″ margin_top=”” margin_bottom=”” class=”” id=””][fusion_content_box title=”Le chiese romaniche del territorio di Bauladu, Milis e Tramatza” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2018/03/Ch.-san-Giovanni-1024×768.jpg” image_width=”200″ image_height=”150″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]
I paesi di Milis, Tramatza e Bauladu messi insieme superano di poco i tremila abitanti. Eppure queste terre hanno dato i natali a grandi personalità come l’artista Antonio Atza, l’intellettuale Cicito Vacca e consegnato ai sardi alcuni degli edifici ecclesiastici più suggestivi dell’isola.
Gli edifici ecclesiastici sono autentiche perle del nostro patrimonio culturale. I paesi di Milis, Tramatza e Bauladu possiedono alcune importanti testimonianze del romanico in Sardegna. La manifestazione di questo stile nell’isola ha assunto varie forme, grazie soprattutto alla contaminazione tra le tradizioni costruttive locali e le conoscenze portate dai numerosi ordini religiosi provenienti dalla penisola e dalla Francia. A rappresentare questa molteplicità di varianti sono soprattutto la Chiesa di San Paolo a Milis, quella di San Giovanni Battista a Tramatza e San Gregorio Magno a Bauladu. Tre chiese vicinissime geograficamente ma differenti per caratteristiche. Sono la perfetta testimonianza della ricchezza culturale che ha permeato quei territori in quei secoli.
SITOGRAFIA
- 4/3/2018 21.00 – https://www.sardegnaturismo.it/it/esplora/chiesa-di-san-gregorio
- 4/3/2018 21.00 – http://www.oristanosardegna.eu/index.php/comuni-della-provincia-di-oristano/176-tramatza
- 4/3/2018 – http://www.lamiasardegna.it/files/304.htm
[/fusion_content_box][fusion_content_box title=”La Chiesa di Santa Maria di Uta” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2018/02/Santa-Maria_COPERTINA-UTA-1024×683.jpg” image_width=”200″ image_height=”150″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]
Il paese di Uta ha una lunghissima storia le cui prime testimonianze risalgono al periodo nuragico. Un nucleo sociale attivo era presente anche in epoca romana, ma le migliori evidenze del passato attualmente visibili sul territorio partono dall’Età Giudicale.
La Chiesa di Santa Maria è situata appena fuori dal centro abitato e si trova immersa nell’omonimo parco. Si tratta di un meraviglioso esempio di architettura romanica in Sardegna, un autentico gioiello costruito da maestranze toscane nel XII secolo. La facciata è spartita orizzontalmente in due zone da una cornice di derivazione araba, testimonianza di una presenza viva e operante proveniente da terre lontane. La chiesa era inoltre parte di un complesso monastico di proprietà dei Vittorini di Marsiglia. I monasteri non erano solo luoghi di preghiera, ma anche prestigiosi centri culturali con un’importanza sociale ed economica rilevantissima. Tanti monaci arrivavano d’oltremare portando con sé valori e saperi di altri popoli. Curioso il particolare di una lesena dell’abside dove è incisa la croce dei Cavalieri di Malta, un ordine di frati guerrieri di cui fu membro anche Caravaggio.
BIBLIOGRAFIA
- M. Freddi, La chiesa di Santa Maria di Uta, Bologna, Editrice Studium-Roma, 1954
- R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993
- D. Garbati, Uta-Storia del paese dei bronzetti nuragici, Cagliari, Comune di Uta, 1990
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