2-3 giugno: ultimo weekend isolano con 4 nuovi comuni nel circuito

[fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_2″ last=”no” spacing=”yes” center_content=”no” hide_on_mobile=”no” background_color=”” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” background_position=”left top” hover_type=”none” link=”” border_position=”all” border_size=”0px” border_color=”” border_style=”” padding=”” margin_top=”” margin_bottom=”” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=”0.1″ animation_offset=”” class=”” id=””][fusion_text]Nell’ultimo fine settimana si concentrano ben 4 comuni nuovi dentro il circuito di Monumenti Aperti: Cossoine, Sant’Anna Arresi, Seneghe e Torralba. A questi si aggiungono altri 6 comuni che confermano con entusiasmo la loro fedeltà alla manifestazione: Buggeru, Dolianova, Iglesias, Santadi, Semestene, Settimo San Pietro.

In tutto sono 10 i comuni che apriranno il proprio patrimonio culturale per un totale di 88 monumenti che nella due giorni del 2/3 giugno verranno raccontati dagli studenti e volontari che faranno da guide d’eccezione per l’occasione.[/fusion_text][/fusion_builder_column][fusion_builder_column type=”1_2″ last=”yes” spacing=”yes” center_content=”no” hide_on_mobile=”no” background_color=”” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” background_position=”left top” hover_type=”none” link=”” border_position=”all” border_size=”0px” border_color=”” border_style=”” padding=”” margin_top=”” margin_bottom=”” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=”0.1″ animation_offset=”” class=”” id=””][layerslider id=”36″][/fusion_builder_column][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][fusion_title size=”2″ content_align=”left” style_type=”single solid” sep_color=”” margin_top=”” margin_bottom=”” class=”” id=””]Questo weekend vi consigliamo:[/fusion_title][fusion_text]Questi i monumenti simbolo individuati dall’esperto Giacomo Dessì, laureato in beni culturali e studente magistrale in archeologia e storia dell’arte, con la supervisione della Prof.ssa Simona Campus del dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell’Università degli Studi di Cagliari, che ha sviluppato una ricerca contribuendo alla definizione delle modalità di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale materiale e immateriale presente in Sardegna mediante la stesura di schede sintetiche relative agli aspetti identitari come contaminazione culturale.

Per ogni comune del circuito della XXII edizione di Monumenti Aperti, tenendo conto del tema che ha caratterizzato la manifestazione nel 2018, Anno Europeo del Patrimonio Culturale, ha individuato un bene culturale simbolo del Patrimonio Culturale locale.

Ecco i monumenti che vi consigliamo questo weekend:

[/fusion_text][/fusion_builder_column][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][fusion_content_boxes settings_lvl=”child” layout=”icon-on-top” columns=”3″ icon_align=”left” title_size=”” title_color=”” body_color=”” backgroundcolor=”#e5e5e5″ icon_circle=”” icon_circle_radius=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” icon_size=”” icon_hover_type=”” hover_accent_color=”” link_type=”” link_area=”” link_target=”” animation_delay=”” animation_offset=”” animation_type=”0″ animation_direction=”left” animation_speed=”0.1″ margin_top=”” margin_bottom=”” class=”” id=””][fusion_content_box title=”Buggerru: Centro direzionale minerario-palazzina ospiti” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2016/05/map12-centrodirezionale_cv1177.jpg” image_width=”100″ image_height=”50″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]

Anche se la nascita del Comune è relativamente recente e risale al 1864, il territorio di Buggerru fu oggetto di interesse già per i romani che vi impiantarono un’importante attività mineraria. Il nome di Buggerru risale al 1206 quando fu istituito il confine tra il Giudicato di Cagliari e il Giudicato di Arborea che passava proprio vicino all’attuale abitato.

Centro direzionale minerario-palazzina ospiti
La Palazzina della Direzione fu il primo edificio costruito per ospitare le personalità più importanti della fiorente attività mineraria. La costruzione risale al 1884. Al piano terra ospitava gli uffici mentre il primo piano era tutto per il direttore in carica. Dopo una quindicina d’anni dall’inaugurazione si rese necessario costruire un altro edificio per ospitare gli amministratori che periodicamente giungevano da Parigi. Venne messa in piedi una villa sontuosa come nessun altro fabbricato del villaggio di minatori. Tutto l’arredo era in stile Luigi XV e ogni oggetto proveniva dalla Francia. I tecnici transalpini portarono nel paese il loro modo di vivere tipico delle grandi città e ben presto contagiarono tutti con i loro usi e costumi. Proprio per questo in quegli anni Buggerru veniva chiamata la “piccola Parigi”.

[/fusion_content_box][fusion_content_box title=”Cossoine: Chiesa di Santa Maria Iscalas” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2017/01/Cossoine.jpg” image_width=”100″ image_height=”50″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]

In età nuragica questi territori ebbero una grandissima rilevanza e ancora oggi presentano importanti testimonianze di quell’antica civiltà, alcune delle quali tra le meglio conservate in Sardegna.

Chiesa di Santa Maria Iscalas
La chiesa di Santa Maria Iscalas è uno degli edifici religiosi più antichi dell’isola e rappresenta l’unico esempio superstite di chiesa bizantina cruciforme nel nord dell’Isola. Una caratteristica peculiare si nota all’esterno, con la cupola totalmente nascosta alla vista da un tiburio cubico sormontato da un tetto piramidale su cui è innestata una croce in pietra. All’interno sono presenti alcuni frammenti di pittura murale risalenti al Medioevo in cui è possibile distinguere la scena del battesimo di Cristo. La chiesa è stata oggetto di numerosi studi che ne hanno spesso spostato la cronologia, oscillando tra il VI-VII e il X-XI secolo. Sulla base del confronto con Santa Maria Formosa di Pola in Croazia e con alcune chiese greche la datazione più attendibile sembra quella del VII secolo, il che la rende una delle più antiche di tutta la Sardegna.

[/fusion_content_box][fusion_content_box title=”Dolianova: San Pantaleo” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2016/03/map10-cattedralesanpantaleo_cv4809.jpg” image_width=”100″ image_height=”50″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]

Incerta l’origine del toponimo Dolianova, forse derivante da Pars Olea, nome con cui i romani avrebbero chiamato il Parteolla.

San Pantaleo
La cattedrale di San Pantaleo è uno dei monumenti in assoluto più importanti della Sardegna, nonché un eccezionale esempio del romanico isolano. È frutto di varie fasi costruttive e venne consacrata l’8 dicembre 1289, come riporta un’iscrizione absidale. La chiesa è impostata su un’area di culto paleocristiana già in uso nel VI secolo, di cui ancora si conserva una vasca battesimale sotto il presbiterio. Internamente sono custoditi alcuni tra i più alti esempi di pittura medievale in Sardegna come gli affreschi e il Retablo di San Pantaleo, pregevole opera realizzata tra il Quattrocento e il Cinquecento. L’imponenza dell’edificio e la ricchezza di dettagli nelle decorazioni lasciano intuire il valore di questa chiesa per la società medievale, nonché un alto livello della committenza. La varietà di tecniche costruttive e decorative rendono San Pantaleo un monumento unico in Sardegna.

[/fusion_content_box][/fusion_content_boxes][/fusion_builder_column][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][fusion_content_boxes settings_lvl=”child” layout=”icon-on-top” columns=”3″ icon_align=”left” title_size=”” title_color=”” body_color=”” backgroundcolor=”#e5e5e5″ icon_circle=”” icon_circle_radius=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” icon_size=”” icon_hover_type=”” hover_accent_color=”” link_type=”” link_area=”” link_target=”” animation_delay=”” animation_offset=”” animation_type=”0″ animation_direction=”left” animation_speed=”0.1″ margin_top=”” margin_bottom=”” class=”” id=””][fusion_content_box title=”Iglesias: Cimitero Monumentale” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2016/05/Cimitero.-e1462889199556.jpg” image_width=”100″ image_height=”50″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]

Con l’arrivo degli aragonesi nel 1324 per Iglesias iniziò un periodo florido in cui la città si affermò come uno dei centri più importanti dell’isola. Una nuova età dell’oro arrivò a metà dell’Ottocento grazie all’attività mineraria che portò l’iglesiente a un rinnovamento industriale e culturale.

Cimitero Monumentale
Il Cimitero Monumentale di Iglesias ospitò il primo defunto nel 1835. Fu subito chiaro che l’area sarebbe stata insufficiente a soddisfare i bisogni di una città in crescita. Le miniere attirarono molti lavoratori da tutta la Sardegna, dalla penisola e dall’estero. L’aumento della popolazione rese necessari frequenti ampliamenti del campo santo. Questo Cimitero è ornato da sculture di pregevole fattura che raccolgono gli stili tipici di una società culturalmente florida. Sessantacinque di queste opere nacquero dalle mani di Giuseppe Sartorio, un artista che operò tra la seconda metà dell’Ottocento e il 1922. Ironia della sorte Sartorio morì senza una tomba, svanito nel nulla durante una traversata col piroscafo da Olbia a Civitavecchia. Il cosiddetto “Michelangelo dei morti” fu dichiarato deceduto vent’anni dopo lasciandosi dietro un fitto alone di mistero.

[/fusion_content_box][fusion_content_box title=”Santadi: Museo civico Archeologico” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2017/05/Museo-Archeologico-x-sito-1-1-1-1-1.jpg” image_width=”100″ image_height=”50″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]

Santadi sorge in una vallata a ridosso del parco di Gutturu Mannu. Le testimonianze insediative risalgono alla preistoria, mentre all’epoca aragonese si verifica un totale spopolamento. Grazie all’attività mineraria e all’agricoltura il paese torno a fiorire dal XIX secolo sino ad oggi.

Museo civico Archeologico
Il territorio di Santadi fu sempre agevolato ad ospitare insediamenti umani. Trattandosi di una zona fertile, pianeggiante e ricca di acqua è stato un habitat ideale per l’uomo sin dalla preistoria. L’essere difeso dai monti ma non lontano dal mare lo ha reso anche un centro adatto agli scambi commerciali. Il Museo Archeologico di Santadi racconta la storia delle civiltà che hanno abitato il basso Sulcis e di uomini capaci di produrre oggetti con grande perizia sin dal Neolitico. L’esposizione segue un criterio cronologico e tra i reperti più significativi troviamo le ceramiche e l’industria litica della cultura di Ozieri, i pugnali in rame e bronzo di Montessu, i vasi del deposito votivo di Su Benatzu e i corredi funerari della necropoli punica di Pani Loriga. Un percorso che mette in luce l’evoluzione della civiltà sarda all’interno dei popoli del Mediterraneo.

[/fusion_content_box][fusion_content_box title=”Sant’Anna Arresi: Nuraghe Arresi” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2018/03/1_nuraghe-arresi_SANTANNAARRESI-1-1.jpg” image_width=”100″ image_height=”50″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]

Caratterizzata dalla bellissima spiaggia di Porto Pino il paese di Sant’Anna Arresi fu ripopolato nel 1700 dopo che le incursioni dei pirati barbareschi causarono lo spopolamento.

Nuraghe Arresi
A Sant’Anna Arresi si può ammirare lo strano caso di un monumento preistorico che convive con il paesaggio urbano moderno. Il nuraghe Arresi si trova in Piazza Martiri ed è affiancato da due chiese dedicate alla patrona locale, un po’ come un nonno con i nipotini. Il colore dei suoi blocchi di calcare dolomitico risaltano nella luminosità della piazza e l’irregolarità della sua tessitura muraria ben si bilancia con l’ordinata geometria circostante. L’edificio è del tipo “a tancato”, con una torre principale dal diametro di circa tredici metri e un’altezza residua di sette.  Questa è saldata a una torre secondaria più piccola attraverso due bracci murari che racchiudono un cortile interno.
La costruzione è datata all’età del Bronzo medio, ovvero intorno al XV-XIV secolo a.C. La convivenza di linguaggi nuragici e moderni rende questo pezzo di paese unico e affascinante.

[/fusion_content_box][/fusion_content_boxes][/fusion_builder_column][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][fusion_content_boxes settings_lvl=”child” layout=”icon-on-top” columns=”3″ icon_align=”left” title_size=”” title_color=”” body_color=”” backgroundcolor=”#e5e5e5″ icon_circle=”” icon_circle_radius=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” icon_size=”” icon_hover_type=”” hover_accent_color=”” link_type=”” link_area=”” link_target=”” animation_delay=”” animation_offset=”” animation_type=”0″ animation_direction=”left” animation_speed=”0.1″ margin_top=”” margin_bottom=”” class=”” id=””][fusion_content_box title=”Seneghe: Casa Aragonese” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2018/05/casa-aragonese_seneghe.jpg” image_width=”100″ image_height=”50″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]

Il paese si sviluppa sul versante orientale del Montiferru, immerso nei boschi di lecci e sugheri. Sono tantissime le testimonianze nuragiche e anche in epoca romana il territorio mantenne una certa rilevanza.

Casa Aragonese
Nascosta in mezzo alle strette vie del centro abitato c’è la Casa Aragonese, uno degli edifici più intriganti di tutto il paese. Si tratta di un’abitazione risalente alla fine del Seicento e costruita in stile aragonese, come sottolineato dalle decorazioni di gusto puramente gotico-catalano che incorniciano le finestre. Fu proprietà del canonico Pietro Spano e divenne anche la residenza estiva degli arcivescovi della diocesi di Arborea. Attualmente è ospitata la Biblioteca Comunale, con il piano terra che custodisce la raccolta libraria mentre nel primo e nel secondo piano dello stabile si trovano la sala convegni e la sala consiliare. La Casa Aragonese mostra come le maestranze operanti in Sardegna rimasero molto legate alla tradizione iberica, tanto da estendere l’estensione temporale del gotico in epoche dove già nel resto d’Europa si diffondeva il Barocco.

[/fusion_content_box][fusion_content_box title=”Settimo San Pietro: Arca del tempo” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2016/05/map10-arcadeltempo_cv4275.jpg” image_width=”100″ image_height=”50″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]

Il nome di Settimo San Pietro è un riferimento alle sette miglia che separavano l’antico abitato da Cagliari.

Centro di sperimentazione didattica e divulgativa Arca del tempo
Nell’area archeologica di Cuccuru Nuraxi è nata l’Arca del tempo, un centro di attività espositive, didattiche, formative e laboratorio di scavo. Al suo interno il visitatore ha l’opportunità di viaggiare nel tempo attraverso quattromila anni di storia grazie a un percorso multimediale che permette di immergersi nelle ricostruzioni virtuali di sette diverse epoche. Si potrà ammirare l’evoluzione del paesaggio dal Neolotico all’Età del Bronzo, il periodo punico, quello romano, l’Età Giudicale, le dominazioni pisane e aragonesi fino all’epoca sabauda. Trentacinque paesaggi grafici tridimesionali mostrano alcuni dei più significativi monumenti del territorio in tutti i loro passaggi nel tempo. La mostra è stata presentata per la prima volta a Tokio nel settembre 2011, in occasione del congresso annuale dell’Union Internationale des Architectes.

[/fusion_content_box][fusion_content_box title=”Torralba: Nuraghe Santu Antine” icon=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordercolor=”” circlebordersize=”” outercirclebordercolor=”” outercirclebordersize=”” iconrotate=”” iconspin=”no” image=”http://monumentiaperti.org/it/wp-content/uploads/2017/01/torralba_nuraghe-santu-antine.jpg” image_width=”100″ image_height=”50″ link=”” linktext=”” link_target=”_self” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=””]

In età nuragica questi territori ebbero una grandissima rilevanza e ancora oggi presentano importanti testimonianze di quell’antica civiltà, alcune delle quali tra le meglio conservate in Sardegna.

Nuraghe Santu Antine
Il nuraghe Santu Antine è un orgoglio per tutta la Sardegna. È il segno di una civiltà avanzata, dotata di maestranze all’avanguardia e custode di saperi che ancora oggi lasciano senza fiato. Si tratta del più maestoso complesso megalitico presente sull’isola dopo Su Nuraxi di Barumini. Santu Antine è una fortezza in blocchi basaltici sagomati, con un mastio centrale di circa 17 metri che in passato doveva essere persino più alto. Un autentico “grattacielo” per l’epoca. Risale al XVI-IX secolo a.C. e all’esterno presenta i resti di un villaggio frequentato sino in epoca romana. I popoli nuragici hanno avuto continui scambi culturali e commerciali con le più importanti civiltà mediterranee coeve. Santu Antine dimostra come la cultura sarda dell’epoca fosse di gran lunga al passo coi tempi, capace di produrre opere che sbalordiscono anche dopo migliaia di anni.

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