La chiesa di Santa Rosalia nasce nel XV secolo come piccolo oratorio, voto a Santa Rosalia da parte delle autorità cittadine per una delle ricorrenti pestilenze. Si deve alla Congregazione dei siciliani, ai quali l’edificio fu affidato nel 1695, l’ampliamento e il miglioramento della struttura religiosa, ceduta nel 1740 dalla Congregazione dei Frati Minori Osservanti.
La facciata si ispira alle linee del barocchetto piemontese. Nella seconda cappella, entrando sulla destra, dal 1844 al 1931 sono state conservate le reliquie di San Salvatore da Horta, poi sistemate nell’altare maggiore, rinnovato per l’occasione dallo scultore Andrea Usai. Per questo motivo la chiesa è nota anche con il nome di San Salvatore, uno dei santi più cari e venerati dai sardi.
In seguito alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, nel 1967 il presbiterio della chiesa è stato radicalmente modificato con l’inserimento di un’urna nell’altare centrale, affiancata da due angeli in marmo di Carrara, opera dello scultore romano Antonio Bellini, un grande organo alle pareti, una decorazione a mosaico nell’abside realizzata da Franco D’Urso. Un portico sopra la via Principe Amedeo raccorda la facciata della chiesa all’edificio dove era ospitato l’antico convento.