Il sito, il cui monumento principale è la chiesa – ex parrocchiale di Sant’Andrea – prende il nome dal vecchio cimitero del paese (in lingua sarda “campusantu vetzu”). La chiesa di Sant’Andrea Apostolo è citata per la prima volta nella relazione della visita pastorale di Monsignor Duranti, nel 1539: in quell’anno risulta ancora in costruzione, così come al momento della visita del vescovo Vaguer, nel 1543, mentre nel 1608 l’edificio è ormai completato, e Monsignor Cannavera può ammirare i cospicui arredi sacri, oltre ai sei altari e alle tre cappelle. La chiesa presenta, sicuramente, problemi strutturali nel Settecento, poiché all’inizio del secolo successivo, ormai pericolante, è sostituita nelle sue funzioni di parrocchiale da Santa Gruche, Su Rosariu, Cumbentu; demolito il tetto per ragioni di sicurezza, essa è adibita a cimitero, e tale funzione conserverà sino al 1909. La pianta della chiesa doveva essere, probabilmente, a croce greca, coerentemente con l’intitolazione a Sant’Andrea. Le cappelle laterali, delle quali restano alcuni ruderi, dovevano essere voltate a botte, mentre quelle situate a fianco del presbiterio erano voltate a crociera. La facciata era a capanna, ma in seguito gli spioventi furono tamponati e si giunse a un coronamento piano con cornicione aggettante e merlature. La torre campanaria, restaurata alcuni anni fa, è in conci di trachite ben squadrati e termina con una cuspide gattonata: è opera di Mastro Giacomo Manca, scalpellino cagliaritano, che terminò i lavori nel 1562. Sontuosità e fascino di questa chiesa sono testimoniate sia dai documenti che riportano l’esistenza di numerose cappelle, retabli, altari e sfarzosi arredi liturgici, sia dalle dimensioni della struttura attuale e da tracce, seppure ormai quasi del tutto invisibili, di dipinti murali presenti nella sagrestia.