La Croce Santa

Tanto modesta nelle dimensioni quando grande nella sua portata simbolica, la Croce Santa insiste su un angolo dell’omonima piazza, da sempre crocevia di sguardi, di sogni e di preoccupazioni.

A decretarne il ruolo di angolo privilegiato dell’identità paesana fu la tragedia che colpì il paese nel 1892, “S’Unda Manna”.

La notte del 20 ottobre 1892, infatti, dopo una giornata di pioggia intensa e continua, attorno alle undici e mezza di notte, i due fiumi del paese, il Riu Mannu e il Riu Flumineddu strariparono, riversando nel paese tutte le acque che avevano accumulato dai paesi limitrofi.

Il paese che allora contava circa 1735 abitanti, fu sommerso da un mare di acqua e fango fino all’altezza di un metro e cinquanta. Le modeste case di ladiri non poterono proteggere gli abitanti: ci furono 69 morti che trovarono sepoltura in una fossa comune, presso il cimitero della chiesa di San Giovanni.

Per gli scampati all’alluvione non fu facile riprendersi: i primi soccorsi non giunsero prima del 23 ottobre poiché le acque avevano invaso anche i paesi vicini di Assemini, Decimo e Elmas. I continui appelli delle autorità civili e religiose, videro risposta nella generosità dei fedeli e delle cariche politiche che destinarono molte offerte per alleviare le pene degli abitanti di San Sperate.

Un comitato apposito venne istituito per la ricostruzione della Croce Santa, dopo che “come è purtroppo notorio, la notte dello 20 Ottobre le onde del nubifragio seco trasportarono il fabbricato che questa popolazione rispettosamente appellava col titolo di Croce Santa che sorgeva nel centro della piazza omonima”. Una seduta consiliare dedicata fu riunita il 18 luglio 1896, con all’ordine del giorno una “domanda del Comitato per l’erezione di un modesto ricordo nella piazza Croce Santa”.

L’immane tragedia che colpì il paese riecheggia ancora forte, quattro anni dopo, nelle parole del verbale di quella riunione: “Ora un Comitato composto di persone del paese rispettabili per ogni verso, si è costituito allo scopo di costruire, con l’aiuto della popolazione un ricordo nel punto istesso in cui sorgeva la Croce Santa, un ricordo modesto che raggiungere possa la decenza accompagnata dalla più stretta economia. Questo comitato che conosce che queste finanze comunali non potrebbero prestargli pecuniario aiuto, si accontenta della pietra che trovasi nei ruderi del vecchio ponte in “Rio Mannu.”

Per una comunità allo stremo, che non voleva e non poteva rinunciare alla speranza nel futuro che quella Croce ancora rappresentava, c’era una sola soluzione: accordare “al medesimo (comitato ndr) la pietra dei ruderi del vecchio ponte in Rio Mannu di proprietà del Comune, quale cessione il Comune fa come per offerta per l’erezione del Ricordo nella piazza Croce Santa in questo popolato.”

Il Consiglio comunale ammette dunque che “l’opera alla quale il Comitato si vuole accingere è attesa con ansia da tutta la popolazione” e che purtroppo le casse totalmente vuote non permettevano di “dare al Comitato un aiuto pecuniario” e rimaneva questa come sola alternativa. Una pietra che “non può essere che di poco valore” monetario ma di immenso impatto emotivo e simbolico: dai ruderi di un antico ponte (romano?), venne risollevato il monumento di una povera comunità contadina, che dell’unità di intenti ha sempre fatto la sua forza.

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