Gonnosfanadiga

Gonnosfanadiga, paese di oltre 6.000 abitanti nel Medio Campidano, si estende tra pianura, colline e il massiccio del Monte Linas, con punta Perda de sa Mesa e la frazione di Pardu Atzei nel monte Arcuentu. È attraversato dal Rio Piras che sempre ha avuto un ruolo importante nel paese. Presenta un territorio vulcanico intrusivo-alluvionale, con zone paludose, colline e montagne in prevalenza granitiche e scistose. Numerose le emergenze archeologiche: nuraghi, pozzi sacri, tombe, anche se in parte non più evidenti né rilevabili. Il territorio risulta abitato fin dal Neolitico antico, con una chiara continuità nel nuragico. I Romani parlano di Oppidum e numerose sono le testimonianze di insediamenti. Con l’arrivo dei Bizantini si ha la cristianizzazione dei suoi abitanti e a tale momento fanno riferimento i diversi luoghi di culto, anche documentati dai loro ruderi. Nel periodo giudicale era nella Curatoria di Bonozuli del Giudicato di Arborea, diverse le testimonianze legate all’esistenza di alcuni villaggi, come dal Registro delle Decime alla Chiesa. Nonostante diversi villaggi fossero abitati da uomini liberi, alcuni come quello di Serru, erano ancora abitati da famiglie al servizio del Re/Giudice e come tale non vennero censiti. Il villaggio di Serru ebbe un’esistenza travagliata: sul finire del 1100 divenne un borgo sotto l’autorità di Genova e vi venne innalzata la chiesa di S Lorenzo. Nel 1335 il Re/Giudice Ugone II testò il completamento della chiesa di S Pietro, ma durante la dominazione spagnola, tra il 1610 e il 1612, il villaggio venne distrutto in una scorreria di barbareschi. Dalla dominazione aragonese, spagnola e sabauda le vicende sono le medesime dei paesi del circondario, qui si inseriscono la definizione della lite vittoriosa con San Gavino per Spadula (1689) e il riconoscimento della frazione di “Pardu Atzei dei Gonesus” (1730). Singolare la vicenda dell’Editto delle Chiudende, che in diversi centri portò a vere e proprie sommosse popolari, dopo le proteste gonnesi tra il 3/8 aprile 1848. Riferito al nome, il Fara nella sua Chronografia Sardiniae parla di “Oppida Gonis et Fanadiguae”, come anche l’Angius che scrive per il Casalis, nel 1839 parla di “due frazioni separate da un fiume e distinte in due nomi Gonos la parte che sta in alto a destra e Fanadiga la parte inferiore”. Oggi, il paese è conosciuto per la sua enogastronomia, per le olive e l’olio, il pane e i salumi, le carni e i formaggi, ma anche per i tragici fatti del 17 Febbraio 1943 che hanno colpito il paese e i suoi abitanti.

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Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. Le visite alle chiese saranno sospese durante le funzioni religiose. È facoltà dei responsabili della manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso. Altre indicazioni per i visitatori: Info Point: piazza 17 Febbraio, presso lo stand allestito dal Comune

Saluti dell'Amministrazione Comunale

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