Nel cantiere di Telle, in località Montevecchio, immerso in una suggestiva e silenziosa vallata, si eleva uno dei più straordinari recuperi di archeologia mineraria. L’imponente struttura di estrazione, denominata Pozzo Amsicora, insieme agli edifici che ospitavano gli argani e le officine.
Nel castelletto del pozzo è ancora leggibile la data “1938” cui risale la ristrutturazione dell’aspetto odierno. Il pozzo, il cui impianto originario risale agli ultimi decenni del XX secolo, profondo circa 300 metri e a sezione ellittica, con assi di 4,50 e 2,30 metri, comunicava con otto livelli della miniera che risultavano collegati tra loro mediante fornelli posti a distanza variabile l’uno dall’altro.
Nel Pozzo Amsicora funzionava una macchina d’estrazione a due cilindri, avente la forza di 20 cavalli – vapore, e un sistema di pompaggio della potenza di 70 m3 d’acqua in un’ora, che garantiva l’eduzione delle acque dai cantieri di ponente denominati Telle e Casargiu. L’acqua, una volta edotta, veniva convogliata in una canaletta a cielo aperto e riversata nel bacino di Zerbini per essere poi riutilizzata nelle lavorazioni. In seguito, interrotti i lavori d’estrazione, l’acqua veniva scaricata nel Rio Mannu.
Nel 1991 il pozzo fu teatro delle lotte dei minatori che, per protestare contro la chiusura della miniera, si asserragliarono per 26 giorni in difesa del proprio posto di lavoro. Eletto simbolo delle lotte dei minatori, il Comune di Arbus ha rivendicato la proprietà di Pozzo Amsicora perché rappresenta in modo significativo un pezzo della propria storia.
