Non lontano dall’odierno abitato di San Giovanni Suergiu, in località Palangiai, sorge uno tra i più imponenti complessi nuragici del territorio. Il nuraghe Candelargiu, ricoperto di terra fin quasi all’architrave di quello che era verosimilmente il principale ingresso, fu probabilmente nei secoli oggetto di riutilizzo, come indicano le tracce di malta e intonaco su alcuni dei suoi muri. Si tratta di un poderoso nuraghe in andesite a pianta trilobata, frutto dell’aggiunta di due torri secondarie davanti al mastio, collegato da muri che cingono un cortile centrale. Non lontano dal nuraghe sorge una capanna di dimensioni notevoli; vicino ad esso si trova inoltre un pozzo accuratamente rifasciato all’interno, anch’esso di probabile datazione all’età nuragica. Rimangono tracce di un antemurale. Giovanni Lilliu ascrive la costruzione del mastio al Bronzo Medio e quella delle due torri secondarie al Bronzo Finale. Questo nuraghe dimostra ancora una volta la densità dell’occupazione del territorio del Sulcis, e di quello di San Giovanni Suergiu in particolare, nel corso dei secoli della civiltà nuragica. È questo un fatto che in realtà non deve sorprendere più di tanto, se si considera la ricchezza di questa regione, non solo dal punto di vista dell’agricoltura e della pesca, ma anche grazie alla sua posizione a controllo degli approdi più comodi di tutto il sudovest sardo e dunque dei naturali punti di approvvigionamento dei preziosi minerali metalliferi delle montagne sulcitane da parte di mercanti provenienti da tutto il Mediterraneo.