Necropoli punica di Sulky

La comunità punica che, nel V sec. a. C., abitava l’importante centro urbano di Sulky, l’odierna cittadina di Sant’Antioco, scelse di costruire la propria necropoli sui fianchi rocciosi dolcemente degradanti verso la piana, lambita dagli stagni, sede dell’insediamento civile. I sepolcri, scavati e costruiti nel morbido tufo delle alture, sono delle camere sotterranee, spesso di dimensioni ragguardevoli, alle quali si accede percorrendo un corridoio a scalini che, aperto sul piano di campagna, scende a rampa obliqua in profondità fino a raggiungere la soglia del sepolcro, collocato in genere a circa due o tre metri dalla superficie. L’impianto necropolare sulcitano è ben noto nelle sue caratteristiche generali; analisi accurate ne descrivono le tipologie architettoniche, le componenti dei corredi, lo svolgimento dei rituali, l’apparato scenografico e ideologico delle cerimonie funebri che qui avevano luogo. Il settore è stato successivamente riconvertito in spazio scenico e teatrale nel corso della fase romana imperiale. Da alcuni anni il Comune di Sant’Antioco e la Soprintendenza per i Beni Archeologia della Sardegna, hanno attivato un programma di recupero nel settore occidentale di questo grande complesso funerario. L’area interessata dal progetto di intervento si trova a immediato ridosso del colle del fortino sabaudo e sovrasta la fascia più bassa dell’impianto funerario, che ha restituito una serie di tombe di particolare interesse. Grazie a tale collaborazione è oggi possibile effettuare un percorso in chiave diacronica delle diverse epoche d’uso del sito, dall’epoca punica (VI-III a.C.), a quella romana (II-IV d.C.), con tombe a fossa, alla cappuccina e in anfora, fino al riutilizzo di alcuni ipogei punici da parte dei primi Cristiani (IV-VII d.C.).

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