Cattedrale della Beata Vergine Immacolata

La chiesa dedicata all’Immacolata Concezione è il duomo di Bosa, concattedrale della diocesi di Alghero- Bosa. Le sue origini risalgono al XII secolo, ma l’edificio subì diversi rimaneggiamenti nel corso del tempo, particolarmente nel XV secolo. L’edificio attuale, frutto dei restauri effettuati a partire dal 1803 dall’architetto bosano Salvatore Are e il capomastro sassarese Ramelli, venne consacrato nel 1809. L’apparato decorativo venne completato nel corso del XIX secolo. Il tempio è caratterizzato esternamente da due cupole, coperte di maioliche colorate, e dal tozzo campanile in trachite rossa, incompleto e recante scolpita la data 1683. La stessa roccia caratterizza anche altre parti dell’edificio, tra cui le decorazioni rococò della facciata e le lesene e cornici di gusto classico. L’interno è a navata unica, voltata a botte e suddivisa in campate da paraste e archi traversi, con quattro cappelle per lato. La prima a destra è il cappellone del Sacro Cuore, molto sviluppato in lunghezza e organizzato come una piccola chiesa a sé, perpendicolare al duomo. L’arco di accesso al presbiterio è più stretto della navata e retto da due paraste. L’area presbiteriale, molto profonda, coperta da cupola ottagonale (progettata ai primi dell’Ottocento dall’architetto Domenico Franco) e conclusa da un’abside semicircolare, è rialzata e separata dalla navata da una balaustra marmorea. Si accede al presbiterio tramite una gradinata centrale con alla base due leoni marmorei e due laterali. In marmo è anche l’altare maggiore seicentesco, coronato dalle statue dell’Immacolata e dei santi Emilio e Priamo, patroni di Bosa. Dietro l’altare sono disposti gli stalli intagliati del pregevole coro ligneo. Sull’ingresso principale di contro al presbiterio, domina l’alta tribuna, che occupa tutta la larghezza della grande navata circa 11.50 metri, dove troneggia l’organo contenuto in una grandiosa cassa. Le pitture che decorano le pareti della cattedrale furono realizzate dall’artista parmense Emilio Scherer tra il 1877 e il 1878.

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