L’odierno abitato di San Lorenzo si offre con un villaggio particolare tutto sviluppato in lunghezza lungo la strada principale ma in realtà la disposizione delle case è stata fortemente influenzata dai canali che convogliavano l’acqua verso i mulini. Molte case sono in pratica degli ex mulini. La natura calcarea del versante occidentale, opposto a quello di origine vulcanica, offre alla vista una fenditura del tutto particolare con improvvisi e importanti salti di quota. Sono questi gli elementi che permettono all’acqua di scorrere con particolare forza tanto da essere sfruttata da sempre per il movimento delle ruote collegate alle macine in pietra. Non è da escludere che lo sfruttamento dell’energia idraulica si possa far risalire al periodo romano, di certo fu di vitale importanza tra XIII e XIV secolo quando la valle aperta sul mare rappresentava il cuore economico-industriale della signoria dei Malaspina che vantava sulla costa l’uso esclusivo di un approdo da localizzare alla foce del Silis.
Nel 1847 Vittorio Angius conta più di 25 impianti, mentre il canonico Liperi-Tolu, rifacendosi al censimento del 1911, ci informa che per i 430 abitanti risedenti nel villaggio di San Lorenzo, numerosi dei quali mugnai, vi siano ben 36 mulini perfettamente funzionanti. Appare impressionate immaginare il rumore costante che accompagnava questa valle con gli impianti simultaneamente in funzione. Il controllo sul loro funzionamento era affidato al mugnaio che aveva come prima preoccupazione di non danneggiare le ruote in pietra durante le fasi di macinazione: un pericolo che poteva portare anche allo sviluppo di pericolosi incendi innescati dallo sfregamento dei dischi. Il declino dei mulini di San Lorenzo è piuttosto recente e tutto compreso nel secondo dopoguerra con l’avvento dei mulini elettrici.