Chiesa di S. Caterina di Pittinuri

La villa di Pittinuri (toponimo attestato con lunga serie di varianti) è attestata nella documentazione medievale a partire dalla metà del XIV secolo. La sua importanza risiedeva nell’essere a ridosso un porto naturale, riconosciuto strategico, sia in epoca giudicale che, successivamente, durante l’occupazione catalano-aragonese e spagnola della Sardegna. Il valore del luogo appare ulteriormente sostenuto dall’aggregazione della chiesetta ad un priorato di monaci gerosolimitani (evento che potrebbe averne determinato un modesto abbellimento architettonico d’ispirazione gotica non più esistente). Altrettanto dicasi in relazione alle vicende della tonnara che, nel XVII secolo, aumentò l’importanza del feudo dei conti Zatrillas. L’attuale facies dell’edificio presenta una facciata del XVIII secolo con coronamento a capanna e campaniletto a vela in asse col portale. L’interno è modulato dall’apertura di due altari laterali a metà circa del corpo di fabbrica. Benché non residuino evidenti tracce d’epoca medievale, l’eliminazione degli intonaci ha riportato alla luce la tessitura muraria, valorizzando anche le semplici volte a botte. Sono di rilievo alcune tele conservate nella sagrestia e la settecentesca statua della santa titolare, conservata in una nicchia al centro del presbiterio. La festa, organizzata come pellegrinaggio a piedi a partire dalla basilica di Cuglieri, vi si celebra nella seconda domenica di maggio. Nell’area prospiciente la chiesa è posizionata una serie di betili ad incavi oculari, provenienti dalla tomba di giganti di Oraggiana.

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