Uras

Le prime attestazioni della presenza dell’uomo nel territorio di Uras si possono far risalire al periodo prenuragico, ossia fine del terzo millennio avanti Cristo. Appartengono all’età nuragica torri megalitiche, tombe dei giganti e altre costruzioni monotorre, e tra tutte spicca Sa Domu Beccia, posta a sud dell’abitato. La continuità abitativa è poi confermata dal ritrovamento di una stele funeraria romana con figure e decorazioni puniche e dal passaggio della strada romana Karalis-Turris Libisonis. Fibule di chiara origine bizantina e longobarda, rinvenute all’interno del nuraghe Sa Domu Beccia, testimoniano della presenza dell’uomo anche durante l’Alto Medioevo, mentre qualche secolo dopo, nell’XI, il territorio appartiene al Giudicato di Arborea. Nel XV secolo, il paese di Uras è teatro dell’omonima battaglia: il 14 aprile 1470, un erede della giudicessa Eleonora d’Arborea, il marchese Leonardo Alagon, sconfigge l’esercito catalano-aragonese presso la Chiesa di S. Salvatore, che si trova a nord dell’abitato. La Battaglia di Uras è ricordata come ultima vittoria che Sardi riportarono contro un dominatore straniero. All’indomani della sconfitta di Leonardo, dopo la battaglia di Macomer del 1478, Uras divenne feudo del Conte di Quirra. Alcuni anni dopo, nel 1515, prima, e nel 1546, poi, l’abitato di Uras fu distrutto, salvo essere nominato tra i paesi del Vescovado di Ales nella Cronaca per Filippo III di Martin Carrillo, che visitò il Regno di Sardegna nel 1611.
È a partire dal secolo XVII che la storia del nostro paese possiede una continuità storica, che è scandita dalla nascita della parrocchiale, Santa Maria Maddalena, di cui si possiedono notizie fin dal 1624, e la costruzione della chiesa campestre di Sant’Antonio, oramai inclusa nell’abitato di Uras.

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