Chiesa di San Basilio Magno

La chiesa rurale di S. Basilio, distante circa 3 km dal paese, sorge in prossimità del rio Matta in un area oggetto di interventi boschivi a partire dal 1967, che hanno conferito alla zona un’atmosfera accogliente e suggestiva. La prima notizia dell’edificio è attestata in un documento  conservato nell’Archivio della corona d’Aragona, (Taxationis benefficiorum Regni Sardinie), documento privo di datazione, comunque riconducibile alla metà del Trecento. E’ inoltre ricordata nelle Rendite ecclesiastiche cagliaritane del 1365. La chiesa, caduta in rovina, fu poi riedificata nel XVII secolo, come ci informa un atto notarile del 24 marzo 1642 che dispone dell’accordo stipulato tra il picapedrer Paolo de Andriola, abitante nell’appendice di Lapola a Cagliari, e  Giovanni Augusto Vacca di Decimoputzu per riedificare la vecchia chiesa del glorios Sant Basili  in località Arriu de Matta. Il contratto prevedeva la realizzazione delle  pareti uguali a quelle della chiesa di S. Pietro in Decimoputzu aumentando l’altezza e la larghezza di tre palmi; due portali in pietra squadrata, di cui uno grande davanti, l’altro nella fiancata, il campanile, come quello della detta chiesa di S. Pietro, per ospitare una campana. L’altare doveva essere conforme a quello della chiesa di S. Giovanni di Siliqua.  Nel Corso del Seicento e Settecento sono documentati diversi lavori di restauro, ma il più importante intervento è datato  1790; l’atto prevedeva  che venisse riparata a regola d’arte la predetta chiesa di san Basilio, per parte di dentro e di fuori, tutte le botteghe che esistono in giro di essa chiesa e le sue logge unite alla medesima chiesa si trovano e il pezzo della parete che incomincia da esse botteghe, e s’estende sino al portico grande da essa chiesa, che è verso mezzogiorno.  A quella data sappiamo con certezza che esisteva già il grande portico, collegato alla chiesa con attorno una serie di botteghe e logge raccordate da una cortina muraria che si ricollegava allo stesso portico. La situazione descritta è la stessa di quella rilevata nel 1967. Le demolizioni e gli interventi effettuati dal 1984 sino a giorni nostri hanno dato la configurazione attuale. La chiesa ha una impostazione planimetrica a croce antoniana o a tau. Si tratta sostanzialmente di due vani rettangolari che si intersecano, di cui quello longitudinale lungo l’asse est-ovest costituisce la navata, quello trasversale, nord-sud, il transetto. I due ambienti si raccordano tramite un grande arco a tutto sesto, frontale rispetto all’ingresso. Alla navata si accede tramite tre aperture, due laterali semplici e rettangolari nei lati sud e nord, e quella sulla facciata a ovest, caratterizzata da un arco a sesto ribassato. Sopra il portale, al centro della facciata si apre un oculo, in origine unica finestra di tutto l’edificio. La copertura a due falde è a capriate lignee e tegole sarde. Alla facciata a capanna si addossa un portico quadrato di proporzioni quasi simili all’ambiente di culto, che abbraccia simmetricamente la linea del transetto. L’articolata copertura in legno a due spioventi è sostenuta da otto pilastri in blocchi di tufo, quattro centrali e quattro laterali, e dal grande arco di accesso al portico. Su questo arco si innalza un campaniletto a vela privo di campana. Al prospetto meridionale, lungo la navata di addossa un piccolo portico e al lato nord del transetto si addossano due ambienti paraliturgici, ovvero un ripostiglio e la sacrestia, sulla quale si imposta al piano superiore la stanza detta de “su prasoneddu”.  All’interno dell’edificio si conserva un fonte battesimale in pietra con coppa esagonale e facce scolpite in cui sono rappresentati vari simboli dei sacramenti. In una uno scudo  è la data 1603. La pala d’altare sulla parete di fondo è quanto resta di un articolato retablo ligneo. Nella tela sono dipinti S. Basilio e la Madonna secondo una iconografia consolidata che li vede spesso insieme.

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