La prima attestazione della parrocchia, priva del titolo, risale al 1341 (Rationes Decimarum Sardinia). Ulteriori informazioni sull’attività parrocchiale risultano nelle carte della seconda metà del Quattrocento, ma abbiamo la certezza documentaria dell’attuale edificio con il titolo di Santa Maria a partire dal 1560. L’avvio della fabbrica è da porre tra la seconda metà del XV e gli inizi del XVI secolo, il cui impianto inizialmente prevedeva la navata unica rettangolare a due campate, cappella presbiteriale più bassa e più stretta dell’aula, e due cappelle, una per lato. Così infatti risulta nel 1577, nella relazione redatta a seguito della visita pastorale dell’Arcivescovo di Cagliari Francesco Perez, nella quale vengono menzionate la “capilla mayor” (cappella maggiore), dotata di altare maggiore con il retablo, la statua della Vergine e le cappelle di San Basilio e di San Sebastiano. Nel 1629 viene commissionata la realizzazione della cappella della Madonna del Rosario (prima cappella a sinistra partendo dall’ingresso), la quale doveva essere uguale a quella di San Basilio, già esistente nella parrocchia. Negli anni 1668-1672 è documentata la costruzione di una cappella di Sant’Antonio da Padova, citata anche come chiesa. Negli interventi di restauro del 1681 è menzionata, tra le altre cappelle, quella della Vergine del Carmine. Il maestro Vicente Mulas nel 1738 realizza la nuova sacrestia (identificabile oggi nella quarta cappella a sinistra partendo dall’ingresso). Altri lavori vengono effettuati nel corso del Settecento, i più importanti dei quali sono quelli eseguiti dal maestro Antonio Denegri (1780-83) con l’apertura di due archi ai lati della cappella maggiore. A questi lavori fa seguito, nel 1789, la realizzazione del maestro Luigi Isola di Quartu di un muro di recinzione in pietra per tutto il circuito della piazza della chiesa (demolito negli anni Sessanta del Novecento). Nel 1814, con il finanziamento del Canonico prebendato Ignazio Deplano, fu ricostruito il campanile dal Maestro Antonio Camba. Gli altri interventi edilizi dell’Ottocento hanno restituito l’edificio sostanzialmente come lo vediamo oggi, ad eccezione della variante realizzata nel 1967, che ha comportato la demolizione della parete di fondo della cappella maggiore, il conseguente prolungamento dell’aula e la realizzazione di un nuovo presbiterio.