È il sito archeologico più panoramico della Sardegna, con una formidabile vista che spazia dal Golfo di Oristano, a nord-ovest, sino al mare di Cagliari, a sud, mentre a nord-est si stagliano, la Giara di Gesturi e la catena montuosa del Gennargentu. Non a caso, la denominazione locale Genn’e Mari, ovvero la Porta del Mare, è un chiaro indizio sulla sua posizione strategica. Il nuraghe, realizzato nell’Età del Bronzo Medio (1750 – 1450 a. C.), si compone di una torre centrale, originariamente alta sei metri, tre torri laterali ed è circondato da un antemurale turrito; nel cortile interno è presente un pozzo profondo 5 metri. Alla fine dell’Età del Bronzo (XI-X sec. a.C.) il nuraghe viene abbandonato e sulle sue rovine si edifica, nella prima Età del Ferro (X-IX sec. a.C.), un villaggio di capanne con cortile centrale. Tra il IV sec. a.C. e il V sec. d.C. il nuraghe viene riutilizzato come luogo di culto dedicato a una divinità connessa con il ciclo agrario, come testimoniano il rinvenimento nel cortile e nella torre centrale, di centinaia di lucerne, incensieri, bruciaprofumi, specchietti e monete di bronzo e perfino oggetti preziosi, tra i quali una mascherina d’oro, oggi esposti nel locale museo archeologico, così come altre centinaia di manufatti di epoca nuragica.