Fu autorizzato con concessione di Carlo I D’Angiò nel 1283 destinando una parte delle terre del vicino Monastero delle Benedettine ai Padri Francescani per la costruzione del loro convento e della chiesa. Quest’ultima ebbe una storia travagliata a causa del Capitolo della Cattedrale che si vedeva sottratte le entrate della quarta funeraria (tassa di sepoltura) dei nobili che si facevano seppellire nella cattedrale, arrivando a rubare i feretri durante le processioni funebri. Sotto il titolo di Santa Maria Maddalena penitente, il convento bitontino divenne uno dei più importanti della Provincia, con cattedra di teologia, oratoria e lettere e successivamente vi si istituì anche l’Archivio e Biblioteca Diocesani. L’Ordine dei Frati Francescani Conventuali fu soppresso nel 1809 da Re Gioacchino Murat e il convento fu destinato a sede Comunale. Con il ritorno dei Borboni a Napoli il 1818 venne ripristinato l’ordine francescano, che fu poi definitivamente soppresso nel 1866.
Nel 1885 il Comune di Bitonto stabilì la destinazione del Convento ad edificio scolastico. Ora il convento è sede del Museo Diocesano Mons. Aurelio Marena, il più grande Museo diocesano del sud-Italia.
GIARDINI PENSILI
La zona dei giardini pensili per secoli è stata caratterizzata esclusivamente dalla presenza di mura difensive lungo le quali erano presenti torri di guardia e camminamenti per garantire la visuale sull’area circostante. Questa, già in epoca Neolitica, risulta essere un luogo molto sicuro dalle improvvise inondazioni del fiume Tiflis, come luogo di avvistamento per l’arrivo di nemici o per la ricerca di nuove zone per l’agricoltura e la pastorizia. Secondo alcuni storici, forse proprio il dislivello, “scarpata”, che si percepisce dai giardini potrebbe aver dato il nome al sito San Francesco della Scarpa, anche se è più probabile che la denominazione provenga dalle scarpe indossate dall’Ordine conventuale che qui ha risieduto fino alla soppressione. L’edificio che sorge nei giardini era l’antico convento poi divenuto seminario e oggi accoglie il museo diocesano, mentre il muro che delimita il confine del giardino separa la zona del convento francescano dall’antico monastero delle benedettine che avevano ceduto parte della proprietà per l’edificazione del sito.