L’edificio sorge a “su Baroni” in quella che nel secondo dopoguerra era estrema periferia alle pendici del Monte Urpino, in prossimità del Palazzo di giustizia (1938) e della città giardino di via Pessina, progettata da Adalberto Libera dal 1949 in poi. Grazie alla donazione dell’area da parte della baronessa Manca di Villahermosa alle Suore Figlie di Cristo Re, attivissime in quella zona degradata della città in aiuto agli indigenti, soprattutto bambini e ragazzi, fu predisposto un progetto di massima per la chiesa e il convento, a cura dell’ing. Giuseppe Maxia, fratello di Madre Bruna, fondatrice della Congregazione. Dopo la posa della prima pietra avvenuta il 1° gennaio 1950 (Anno Santo), il progetto della chiesa fu affidato agli architetti Giuliana Genta e Silvano Panzarasa, collaboratori di Adalberto Libera. Il 21 settembre 1963 avvenne la consacrazione della chiesa, aperta anche al pubblico per l’Adorazione Eucaristica dal 6 dicembre successivo. Nel 1976 secondo il Concilio Vaticano II furono approvate le nuove Costituzioni delle “Figlie Eucaristiche di Cristo Re” e anche la veste delle suore bianca da nera che era in origine. All’esterno la chiesa alterna pareti chiuse da rivestimento di pietra a blocchi squadrati e tagli verticali per l’ingresso della luce. Al di sopra dei tre portali in bronzo un grande rosone esagonale, suggerito ai progettisti dallo stesso Libera in sintonia con la copertura ricoperta di piastrelle colorate, richiama la pianta centrale, particolarmente interessante a partire dai pilastri di sostegno che si aprono ad ombrello. La struttura portante è in calcestruzzo a vista particolarmente leggera e internamente si presenta come una tenda a coprire l’ampio spazio assembleare, fortemente unitario. All’interno si possono ammirare i misteri del Rosario, la Via Crucis e la statua del Sacro Cuore, tutti dello scultore Eugenio de Courten (1925-2009) attivo ripetutamente a Roma tra il 1949 e il 1963. Le vetrate sono della bottega di maestri vetrai della Germania. L’edificio suscitò polemiche per la sua modernità già in fase di progetto tanto da subire ripensamenti e discussioni, al pari della chiesa di S. Caterina, poco lontana. Entrambe, peraltro, sono tra gli edifici religiosi più interessanti del Novecento.