La Chiesa di San Rocco, oggi ubicata in uno dei quartieri più popolati della città, era in origine la chiesa campestre della zona di Istelladas, nome con cui venivano definite le pecore che producevano gli agnelli da macello, un luogo di culto frequentato perlopiù da contadini e pastori, e antica sede del Gremio dei lattai.
Pur non conoscendo l’anno di costruzione, si pensa che l’edificio sia stato edificato nel corso del XVII secolo. Il culto di San Rocco, infatti, si diffuse nell’Isola a partire da metà del Seicento quando imperversava la peste.
L’Edificio è composto da un’unica aula quadrata sostenuta da un arco in calcare bianco, alle cui estremità sono state incastonate due palle di cannone. La loro presenza richiama la difesa della città di Cagliari del 1793. Sopra l’architrave d’ingresso campeggia uno stemma nobiliare oggi non più leggibile, appartenente alla famiglia benefattrice che fece erigere l’edificio. Il piccolo campanile è del tipo “a vela”, caratterizzato da una sottile struttura muraria e una modesta campana, tipico delle chiese minori o campestri che non necessitavano di richiamare alla preghiera un gran numero di fedeli. L’altare della chiesa conserva l’anno di realizzazione (1814) ed è in stile barocco. Nel paliotto, ovvero nella parte frontale, è rappresentato un serpente che si avvinghia a un bastone. La statua di San Rocco, che svetta nella nicchia sopra l’altare, è attribuita a Giuseppe Lonis, il principale scultore del Settecento sardo.
Dopo l’abbandono della chiesa da parte del Gremio dei lattai nel 1864, l’edificio subì dei crolli e fu inagibile. Nel dopoguerra vi sorse l’Opera di San Rocco, un centro di accoglienza riservato ai bambini poveri. Solo nel 1977 la chiesa di San Rocco poté rinascere a nuova vita grazie all’istituzione della Comunità di San Rocco che ne promosse il restauro realizzato nel 1991.