Le fonti di via Torino e via Milano sono due delle numerose risorgive carsiche presenti nella collina paleozoica ove si adagia il moderno abitato di S. Anna Arresi, da cui il toponimo originale di Sant’Anna de Arrius (Lamarmora). Utilizzate già in epoche neolitiche (4° mill. a.C.) hanno favorito dapprima la presenza di comunità prenuragiche con un insediamento capannicolo di pali e frasche, insediatesi sulla sommità del colle all’altezza dei due monumenti di culto cristiano. In tempi del bronzo Medio ( XIV sec. a.C.) la collina è stata interessata dalla presenza del megalitismo nuragico, il Nuraghe Arresi, sorto a controllo della piana che degrada verso le candide spiagge di P. Pino. E’ in questo momento che le fonti vengono ampliate e protette con architravi in granito recuperati nelle colline di Perdaiola, poco distante dall’area interessata.
Scavi e ricerche condotte dall’Università di Cagliari con E. Atzeni e R. Forresu negli anni settanta, hanno consentito il recupero di abbondanti reperti fittili legati ai ritmi di vita quotidiana: ciotole emisferiche, vasi a collo, a cestello, tripodi spesso ornati da straordinari motivi decorativi e dipinti con l’ocra rossa. Una notevole industria litica in ossidiana e selce rivela l’abilità con la quale l’uomo ormai lavora le pietre dure: punte di lancia, di freccia, lame, coltelli denotano l’abilità nella caccia, scuoiatoi e raschietti utilizzati nella lavorazione delle pelli. Il recupero di pestelli e macinelli sono significativi di una ormai raggiunta maturità nella coltivazione dei campi.