Funtana de Pedru Pinna o Sa Mitza de S’Arei

La mappa dell’abitato di Segariu del 1870 non segnala la sua presenza, probabilmente perché era ancora una fonte naturale senza muratura e non aveva niente a che fare con i pozzi.

È la sorgente naturale e il sito che la tradizione ricorda come prima dimora del capraio Pietro Pinna, a cui è attribuita la rifondazione di Segariu nel 1575, dopo decenni di abbandono.

Oggi è chiamata Sa Mitza de S’Arei, in quanto venivano portate le mandrie per abbeverarsi. Si trova sotto il costone roccioso vicino alla chiesa di San Giorgio, alla fine della via Chiesa.

Sono adesso due fontane comunicanti, costruite in muratura nel 1913 dall’allora sindaco Collu Giuseppe. La pavimentazione in pietra intorno alle due fontane e la sistemazione della piazzetta furono fatte nel 1987. A destra di esse si trova un piccolo ripiano, chiamato Sa Cotti dei Burricus, mentre a sinistra si trovava l’inizio della strada carrabile che portava a Pala Pronis e a Surai, ora sostituito da gradini in cemento. In quella zona, durante la seconda guerra mondiale, si erano accampati i soldati tedeschi, qualcuno afferma che durante la ritirata abbiano nascosto alcune casse di soldi.

Sia i soldati che le persone che abitavano vicino trovavano protezione dalle incursioni aeree in un riparo sotto roccia, attualmente quasi del tutto chiuso da un muro in cemento armato, costruito alcuni anni fa per evitare crolli della parete rocciosa. Vicino ad esse vi erano due forni per la calce, uno sulla destra, completamente distrutto, e l’altro sulla sinistra abbastanza integro. Alcuni metri più sotto, a destra, si trovava l’antica chiesa di San Michele, non più esistente, che la tradizione indica come prima parrocchia del nuovo Segariu.

Sul sito, per essere utilizzate come sedili, sono stati sistemati alcuni blocchi di pietra squadrati a parallelepipedo, di cui due col lato piccolo arrotondato e con incisa la sigla “CCL”, di incerto significato. Tali sedili erano le vecchie panchine e i bordi delle due sponde del fiume Paudi in piazza Repubblica, rimossi negli anni ’80 durante i lavori di copertura della piazza, per far posto a panchine in ferro, e probabilmente le lettere incise sono le iniziali dello scalpellino che lavorò durante la bonifica del 1920.