L’attuale sito dentro il paese denominato il Giardinetto, nei primi anni Settanta del secolo scorso, era un’area destinata a diventare un parcheggio, successivamente se ne appropriarono i fondatori del movimento artistico “Paese Museo”, capeggiato da Pinuccio Sciola, che lo arredò in un primo tempo con attrezzi agricoli, carri e vecchie macine; negli anni Ottanta fu trasformato in una vera e propria opera d’arte pubblica con enormi macigni di trachite, trasportati e scolpiti in loco, creando una sorta di teatro nuragico all’aperto con dolmen e strutture riecheggianti costruzioni megalitiche di epoca nuragica. Passeggiare nel Giardinetto, come è ormai conosciuto dagli abitanti del luogo, è come fare un viaggio
tra invitanti divanetti in pietra e alti menhir disposti in circolo che richiamano i culti celtici di Stonehenge, o immaginare drammaturgie su un palcoscenico interamente realizzato in pietra.
San Sperate offre al visitatore anche la possibilità di percorrere le sue strade adornate con numerosi murales. I muri di fango, che documentavano la povertà del paese, divennero il supporto ideale per raccontare altra storia. A mettere mano a quel progetto fu Pinuccio Sciola, che con l’appoggio degli amici di sempre, alla fine degli anni Sessanta iniziò a dare la calce sui muri delle strade. La volontà di comunicare nuovi messaggi attraverso l’immagine era fortissima e quei muri bianchi rappresentavano una tela da dipingere.
In breve tempo San Sperate divenne centro di interesse per tanti personaggi del mondo dello spettacolo, dell’arte e della cultura italiana e straniera. L’idea iniziale di Paese Museo venne accolta con entusiasmo da Foiso Fois e Liliana Canu, da Giorgio Princivalle e Gaetano Brundu, da Nando Pintus, Giovanni Thermes e Franco Putzolu. Successivamente arrivarono numerosi artisti stranieri: la pittrice Hansi Bhon, dalla Germania arrivò Rainer Pfur e Elke Reuter, dall’Olanda Walter Jansen, dalla Svizzera Orto Melger, dal Messico Josè Zuniga e Corrado Dominiguez.
Attualmente il paese è un laboratorio in continua trasformazione e conta più di quattrocento opere a cielo aperto.