Il Palazzo De Candia sorge nel tratto iniziale della via dei Genovesi, nel cuore di Cagliari, a poche decine di metri dal bastione di Saint Remy. Fu costruito probabilmente intorno alla metà del XIX secolo, sfruttando un modesto edificio preesistente. L’area si era resa disponibile solo dopo l’estensione del quartiere di Castello verso sud, avvenuta nel XVI secolo: in precedenza qui sorgeva la cinta muraria pisana, che collegava la torre del Leone (oggi inglobata nel lato ovest del Palazzo Boyl) alla torre dell’Elefante. La facciata posteriore del Palazzo De Candia fu costruita sopra queste mura, sfruttando il salto di quota del terreno; lo strato superficiale, di roccia calcarea, è visibile alla base della facciata del palazzo. La facciata principale sulla via dei Genovesi, di gusto neoclassico, in qualche testo è attribuita all’architetto Gaetano Cima. Tuttavia, nelle carte sempre molto dettagliate del Cima non c’è traccia di Palazzo De Candia. Questo particolare dà credito all’ipotesi che in realtà il progetto fosse dell’ingegnere Carlo De Candia, che aveva studiato e si era laureato al Politecnico di Torino negli stessi anni in cui l’aveva frequentato anche Cima. Il palazzo si articola in quattro piani. L’androne di accesso ai piani superiori riceve luce da una grande vetrata colorata ed è nobilitato da mobili d’epoca e specchi. Il grande tenore Mario De Candia aveva acquistato e ristrutturato il palazzo nel 1846: da Parigi aveva spedito al fratello i soldi per l’acquisto, assieme a dettagliate istruzioni per la redazione dell’atto di vendita. Negli anni continuò ad inviare a Cagliari arredi, oggetti preziosi, libri acquistati in mezza Europa, per una casa in cui non sarebbe mai riuscito a vivere. Nella sua “Guida di Cagliari e dei suoi dintorni” (1856), il canonico Giovanni Spano parla del Palazzo De Candia e dei suoi arredi, tra i più eleganti della città. Nel palazzo di via dei Genovesi vissero la madre di Mario, donna Caterina Grixoni vedova De Candia, ed i suoi figli. Nel 1968 Palazzo De Candia fu acquistato da Benedetta Imeroni Inserra, che vi abitò con la propria famiglia. I saloni – aperti alle maschere in occasione della tradizionale sfilata de sa ratantira – sono stati a lungo un punto d’incontro durante il carnevale cagliaritano.