L’opera, tratta dai gessi originali del maestro Martini, porta la firma di Roberto Bertagnin, suo genero e allievo.
Il Pegaso era stato commissionato allo stesso Martini nel 1941 dalla città di Thiene, in Veneto, in onore del famoso aviatore Arturo Ferrarin, scomparso in quell’anno per un incidente aereo.
In poche settimane Martini esegue il bozzetto, in cui era chiaro l’intento di rappresentare il volo non come insieme di fusoliere e assi d’imbardata, bensì come spinta verso l’infinito.
Fu la città di Vado Ligure invece a credere nell’opera nel 1965, quando commissionò al genero Bertagnin un monumento in onore di Arturo Martini. Lo stesso Bertagnin riprese così il bozzetto del “Pegaso Caduto”, portando quindi a compimento l’incompiuta del suo maestro.
E per questo nasce l’idea di rappresentare Pegaso, il cavallo alato nato dal sangue della Medusa, che precipita in mare. Di fatto Martini mescola la rappresentazione del cavallo alato con il mito di Icaro, caduto nelle acque perché si era avvicinato troppo al sole.
Questo non piacque però alla città di Thiene, perché si allontanava troppo dalla figura del Ferrarin, lasciando inoltre intravedere nel Pegaso Caduto la fine di un’era, quella dell’Italia imperiale.