Al centro della città di Sassari esistono una serie di riferimenti artistici ed architettonici che accompagnano un comune visitatore in ogni epoca storica. L’epoca della Seconda Guerra Mondiale è stata per i sassaresi un’epoca buia, principalmente raccontata oggi dai pochi rifugi antiaerei rimasti in città. Durante i primi anni della Seconda Guerra Mondiale, iniziarono tutta una serie di lavori per la protezione dei civili in tutte le grandi città d’Italia; Sassari ovviamente non fu da meno e nella città, sotto le rigide regole dell’Unione Nazionale di Protezione Antiaerea, iniziarono la costruzione di molteplici rifugi antiaerei. Nell’area del Museo Archeologico “G. A. Sanna” è presente uno di questi testimoni sotterranei di quel triste periodo.
In origine nel rifugio erano presenti quattro ingressi ora murati accessibili tramite ripide scalinate che portano all’interno dei corridoi principali. Il sotterraneo è costituito da lunghi corridoi intersecati da altri brevi spazi che presentano ancora alcune caratteristiche dell’epoca come i portalampada, unica fonte di luce all’interno di queste strutture sotterranee scavate nella nuda roccia.