La Grotta è uno dei monumenti più affascinanti e misteriosi del Compendio termale. L’area e il territorio circostante sono ricchi di testimonianze archeologiche che documentano la presenza dell’uomo a partire da epoche molto antiche. Durante i lavori di scasso agricolo, in località Is Arenas, poco distante dal compendio, furono trovati alcuni manufatti di selce. Il rilevamento della professoressa Rita Melis dell’Università di Cagliari, effettuato nel 2002, e gli studi sinergici con la professoressa Margherita Mussi dell’Università La Sapienza di Roma portarono alla scoperta di due basamenti di selce dai quali gli antichi abitatori dell’isola ricavarono grattatoi, punteruoli e lame per le loro armi. Secondo le analisi del professor Michel Lamothe dell’Università del Quebec di Montreal, i reperti risalgono a diecimila anni fa.
Gli studiosi ritengono che non si trattasse di una visita fugace di un gruppo di cacciatori, ma di un vero e proprio stanziamento in un territorio particolarmente favorevole per l’insediamento umano in quell’epoca lontanissima. Nell’area termale di Sardara vi sono ancora alcuni anfratti naturali, che hanno resistito alle intemperie, allo scorrere dei millenni e all’antropizzazione. Sa Grutta è giunta fino a noi nella sua integrità e rappresenta, insieme al Bagno romano, uno dei monumenti più significativi del territorio di Sardara.
Non essendo mai stato eseguito uno studio geo-archeologico dobbiamo per il momento affidarci alle poche fonti documentarie, su cui basare una descrizione che potrà essere confermata da uno specifico studio scientifico.
Gli anziani sardaresi tramandano che in Sa Grutta sia stata ritrovata l’antica statua di Santa Mariaquas. Vi sarebbe stata nascosta quando, nel XVI secolo, gli abitanti di Villa Abbas, per sfuggire alle incursioni dei Barbareschi che avevano saccheggiato Terralba e Pabillonis, abbandonarono il paese e si trasferirono a Sardara, ma prima nascosero la statua della Madonna nella grotta. Diversi studiosi sostengono che la statua sia stata nascosta negli antichi bagni romani. Alla fine delle incursioni, il simulacro della Vergine fu ritrovato vicino a una fonte termale e per questo la Madonna fu chiamata “Santa Maria ad Aquas”, mentre prima era chiamata la Madonna del Rimedio o del Latte Dolce. La Madonna successivamente venne trasferita a Sardara per evitare eventuali furti e ogni anno veniva portata nella località termale per la festa.
La grotta fu ristrutturata e ampliata nella parte anteriore nel 1898, durante la realizzazione dello stabilimento termale nel Bagno romano, e successivamente furono effettuate le opere di consolidamento e messa in sicurezza.