Sito archeologico di San Cromazio

Scoperto per caso nel 1973, gli scavi hanno portato alla luce importanti reperti, tra cui numerose tombe, lucerne, fibule per cinture e alcuni monili. Il sito noto soprattutto per il mosaico policromo, il più ampio in superficie trovato in Sardegna che, secondo gli studiosi, costituiva il pavimento di una chiesa del IV sec. d.C., costruita presumibilmente su un sito termale del II sec. d.C. La parte centrale del mosaico è più tarda, inserita forse in seguito a una ristrutturazione nel VI sec. d.C. L’ampia aula mosaica (mq 160 circa) presenta nella zona centrale simboli riferibili al cristianesimo, come Kantharos, il vaso che conteneva il vino, la spiga di miglio e la foglia di vite o d’edera, messi in risalto da una cornice con motivi ornamentali policromi. L’area è stata interpretata come una mansio, ossia una stazione di sosta della strada che da Cagliari portava a Sulci (Sant’Antioco). Si ipotizza che la chiesa di San Cromazio fosse la parrocchiale di Itzo, un villaggio alto medioevale sorto in località Bidda Itzu.

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