Villa Bighi – Centro per la cultura contemporanea

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Villa Bighi, figlia di un fervore tutto nuovo, giace silenziosa da ormai più di mezzo secolo in un microhabitat del tutto particolare. L’autore di questo gioiello dal fascino “atemporale” –un’architettura senza tempo e spazio- è Dante Bighi.

Dante Bighi è stato un eclettico personaggio, attivo nel mondo della cultura pubblicitaria, grafica ed artistica italiana ed internazionale dagli anni ’60 agli anni ’90 del Novecento. Milanese di adozione, ha mantenuto for radici e legami con Copparo suo paese natale al quale tornava appena poteva. Cittadino del mondo, dedicava i suoi lunghi viaggi a cogliere, con l’uso sapiente dell’obiettivo fotografico, gli elementi più nascosti dei paesaggi e civiltà che, via via, con grande curiosità visitava per trarne poi libri e mostre. Ma è anche la sua attività di grafico a dargli, fin dagli anni Cinquanta, notorietà e prestigio; il suo talento emerge ben presto e nel ’58 venne onorato della Medaglia d’oro per la miglior campagna pubblicitaria. E’ creatore, tra l’altro di celebri marchi e campagne pubblicitarie per le più importanti aziende italiane, tra cui: Illy caffè, La estense, Camera di Commercio di Ferrara, Supermercati Pam e molti altri.

In questi anni entrò nel vivo della cultura milanese, partecipando in modo attivo a quello che oggi viene definita, in ambito pubblicitario e grafico, la “Scuola Milanese”. In questo o intreccio tra la sua professione e la sua grande passione per la fotografia si inserisce l’esperienza artistica. Si dedicò ad esperienze artistiche a metà strada tra arte e grafica , entrando in contatto con figure come Pierre Restany. Nacquero vari gruppi di opere come le pubblicazioni uniche nel loro genere, i cosiddetti “Libri Oggetto”. Essi si contraddistinguono per il formato insolito, ovvero particolarmente grande, e le copertine polimateriche (cristallo temperato, legno con bassorilievo, pelo di capra e molte altre). Un esempio è Milano Vive del 1973. Il volume molto grande, 100×35 cm, è caratterizzato da una copertina in cristallo temperato e si presenta come uno scrigno prezioso che raccoglie al proprio interno scorci fotografici della ci à e dei suoi cittadini più illustri.

Le sue opere d’arte – “Le Teche”, “I quadri Tipografici”, “Le Spremute” – testimoniano quanto fossero frequenti i contatti tra l’illustre copparese e l’ambiente artistico internazionale a lui contemporaneo. Si inserisce quindi come protagonista, in prima persona, nella corrente artistica che aveva visto nascere e promuovere assieme all’inseparabile amico Pierre Restany. Bighi, come tutti Nouveaux Rrèalistes, quali Mimmo Rotella, Arman, Cesar, Christo e molti altri, concepisce l’opera d’arte a partire dal più banale degli oggetti, che se usato in modo diverso diviene opera d’arte. Emergono per originalità, le serie dei quadri composte da caratteri tipografici in alluminio o in legno e le Spremute di carta, quadri dal grande formato su cui venivano incollate pagine “accartocciate” di giornali, rese illeggibili dalle pieghe.

Bighi lasciò i suoi averi – opere, villa e la collezione di quadri (di artisti famosi tra cui Remo Brindisi, Christo, Lucio Fontana, Andy Warhol)- al Comune di Copparo con l’impegno di me ere a disposizione della collettività tale patrimonio. Nel 2004 il Comune di Copparo concede al MART di Roverto (Museo di arte moderna e contemporanea) in donazione la rara collezione dei “libri oggetto” di Dante Bighi, con l’obiettivo di me ere in sicurezza questi brandelli preziosi della storia dell’arte e dell’editoria italiana, per preservarle dall’incuria del tempo e presentarle alle future generazioni.

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Villa Bighi sorge sul limitare settentrionale del centro abitato del Comune di Copparo ed è l’unica opera di architettura ‘moderna’ disegnata dall’eclettico Dante Bighi. Fa a realizzare su un terreno di famiglia dal caro amico Giusberto Pellizzola e costruita nel 1963, rappresenta una delle opere di architettura moderna ‘minore’ del territorio ferrarese ed emiliano-romagnolo. Nasce come edificio residenziale privato che il proprietario, Dante Bighi, disegnò dividendola in due par , des nate ad ospitare la propria famiglia e quella del fratello Donato. La casa si presenta con una pianta basata sulla forma di una doppia “L”, accoppiata e simmetrica. Un unico materiale, a volte ben evidenziato, altre volte intonacato di bianco, domina la fabbrica di Villa Bighi: il ma one. Elemento pico del territorio rurale, la cui posa di testa segue però il sistema costruttivo olandese. In questo modo i tre corpi principali della villa sono ben evidenzia , anche grazie alle for pendenze delle tre falde e le semplici geometrie dei volumi. Le due “L” creano due unità originariamente separate e disegnano due cortili, uno esterno alla cucina e uno nella zona giorno. Grandi finestre, lunghe vetrate e boiserie generano una stretta relazione tra gli interni della villa e il parco tu ’intorno. Il linguaggio architettonico della villa e il luogo in cui è immersa vivono in simbiosi, accentuando il fascino a-temporale di un luogo che ci sembra poter esistere da cento anni come da un solo giorno.

Osservando i documenti fotografici, risulta chiaro il graduale cambiamento di rotta che questo luogo subì in breve tempo. Nel 1985, la villa cambia da abitazione familiare a casa della cultura. Sparisce la parete divisoria tra i due appartamenti, compaiono nuovi materiali da rivestimento, come la moquette verde, che si confonde con il prato esterno, e le nuove tinte nere e rosse alle pare , che connotano in modo deciso, le forme pure della costruzione. Grazie a queste modi che interne, Villa Bighi smette di essere una semplice abitazione, per divenire un luogo espositivo in cui me ere in mostra il proprio amore per l’arte e gli oggetti insoliti, raccolti durante i viaggi. La casa continua con il passar degli anni a riempirsi di oggetti e mobili di design e il giardino ad arricchirsi di sculture. Nel 1994, dopo la prematura scomparsa dell’autore, la Villa chiuse e rimase inaccessibile no al 2008. Oggi torna al suo originario splendore, dopo un accurato progetto di riqualificazione culturale avviato dal Comune di Copparo in collaborazione con il Centro Studi Dante Bighi. Il Centro Studi è un’associazione di promozione sociale, il cui obbiettivo è valorizzare la figura di Dante Bighi, promuovere la cultura, produrre il contemporaneo e rigenerare il patrimonio pubblico dismesso.

Il parco che vediamo oggi, si presenta in modo molto diverso rispetto all’inizio degli anni ’60: due e ari di terreno agricolo sul quale sorgeva l’antica casa colonica, tu ’ora esistente. L’amico Pellizzola ricorda il numero di 144 alberi da fru o, alcuni ancora oggi visibili, e i ruderi di un fienile. Il Parco cresciuto lentamente, nel rispetto dei tempi della natura, ospita molte specie autoctone di arbusti ornamentali e alberi tipici della vegetazione padana, tra i quali platani, aceri, noccioli, betulle. Ci si trova così coinvolti in una giovane foresta disseminata di sculture. Infatti a caratterizzare il grande parco non è solo la natura, ma anche oggetti raccolti durante i suoi viaggi o provenienti dalla sua passione alla vita marinaresca. Il tema del recupero degli oggetti e della loro introduzione in un nuovo contesto, sembra fosse molto caro al proprietario. Esempi si ritrovano nei due lavandini in ceramica rovescia e applica in maniera simmetrica al muro di recinzione, o nelle grandi ruote di pietra incastonate nel muro di cinta, senza dimenticare le tre lastre di pietra, scarto di lavorazione di una cava, piantate a terra come fossero cespugli.

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  • dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 18.30
  • Ultima entrata alle ore 18.00
  • Ingresso a gruppi ridotti ogni 15 minuti circa

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