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Disporre di dati sulla partecipazione culturale dei più giovani è fondamentale sia per i musei sia per la definizione di politiche culturali in grado di ridurre le barriere all’accesso
Nonostante la crescente attenzione che i musei prestano ai bambini e alle loro famiglie con attività e spazi dedicati, le abitudini di fruizione museale di questa fascia della popolazione sono state molto poco analizzate e le statistiche ufficiali, in Italia e all’estero, offrono informazioni limitate su questo pubblico.
Disporre di dati per poter conoscere meglio la domanda è però fondamentale sia per i musei, per orientare al meglio e in modo più efficace le proprie attività, sia per la definizione di politiche culturali in grado di ridurre le barriere all’accesso e supportare la partecipazione culturale dei più giovani.
L’occasione di poter disporre di un database a livello nazionale sulla fruizione museale dei bambini e delle loro famiglie si è data nell’ambito di un’importante iniziativa, la “Giornata Nazionale delle Famiglie F@Mu al Museo”, evento di un giorno che si svolge ogni anno dal 2013 – con il solo stop imposto nel 2020 dalla pandemia – coinvolgendo circa 700 musei in Italia, sia nelle grandi città sia nei piccoli centri.
Grazie a questo evento, in collaborazione con Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura, è stato infatti possibile costruire negli anni, attraverso un questionario proposto alle famiglie nei musei durante la Giornata F@Mu, un database che ci ha permesso di esplorare alcune caratteristiche delle visite museali da parte dei bambini e di individuare i fattori che discriminano tra alta e bassa frequenza in questa fascia di pubblico. In particolare, guardando ai dati raccolti tra 2018 e 2019 questi hanno permesso di analizzare su ogni annualità, l’esperienza di visita di oltre 1.000 bambini tra i 4 e i 12 anni in tutta Italia.
FAMIGLIE E BAMBINI AL MUSEO
Una prima analisi dei dati ha permesso di comprendere meglio abitudini, aspettative e ruolo giocato dai diversi componenti della famiglia nell’accompagnare i bambini al museo.
Tra le famiglie intervistate solo il 30% va al museo con i propri figli più di 4 volte all’anno (seguendo la soglia adottata da Eurostat questo pubblico può essere considerato “ad alta frequentazione”) e circa il 20% ha portato i bambini al museo per la prima volta proprio grazie a F@Mu.
La maggior parte dei bambini che partecipano all’iniziativa ha tra i 4 ei 12 anni, con il 49% dei bambini tra i 4-7 anni e il 38% tra gli 8-12: un risultato questo che si spiega con il tipo di attività offerte dai musei durante l’evento, pensate appositamente per la scuola dell’infanzia e per un pubblico della scuola primaria.
I componenti della famiglia più attivi nella promozione della partecipazione culturale dei bambini sono stati prima di tutto i genitori, e le mamme in particolare: il 30% dei bambini è andato al museo con la madre, il 56% con entrambi i genitori (ma solo l’8% solo con il padre).
Per quanto riguarda invece le caratteristiche dei musei che sono tenute maggiormente in considerazione da chi vuole visitarli con i propri figli, e il grado di soddisfazione dei visitatori nei confronti dell’attuale offerta per famiglie e bambini messa in atto dai musei, la presenza di personale competente e preparato è considerato da tutte le famiglie uno dei fattori più rilevanti in un’esperienza di qualità. Segue la presenza di percorsi/percorsi di visita ad hoc per bambini e genitori, e la presenza di attività didattiche e spazi dedicati ai ragazzi. Relativamente minore importanza viene data ai supporti tecnologici, oltre che a servizi generici e accessori quali librerie, ristoranti e punti di ristoro.
Questi risultati possono contribuire a identificare una serie di indicazioni strategiche per i musei per migliorare la loro offerta e i loro servizi con specifico riferimento a questo target di riferimento: chi decide di portare i propri figli in un museo, infatti, ha in mente di offrire loro un’esperienza culturale e sono proprio i valori associati a questa esperienza che pesano di più nella sua scelta.
IL RUOLO DELLA SCUOLA
La giornata F@Mu è stata l’occasione anche per approfondire il ruolo della scuola nella promozione dell’accesso ai musei, ruolo fondamentale ma anche molto difficile da monitorare.
I dati hanno restituito però l’immagine di un patrimonio culturale che, seppur abbondante e molto diffuso sul territorio nazionale e relativamente ben fruibile, è sottoutilizzato dalle scuole italiane e dalle loro attività educative: meno del 10% dei bambini viene portato al museo dagli insegnanti 4 o più volte durante l’anno scolastico, mentre il 39,3% non è mai andato al museo con la scuola.
Si tratta di un quadro allarmante che, tra l’altro, va letto in un contesto pre-pandemico e quindi sicuramente migliore di quello attuale che ha, di fatto, bloccato la maggior parte delle uscite e delle attività extra-scolatiche delle scuole italiane nel 2020 e nel 2021.
Analizzando la distribuzione delle visite dei bambini con la famiglia e la scuola, è poi visibile come i bambini e ragazzi che hanno scarso accesso ai musei con la scuola mostrano una bassa frequentazione dei musei anche con la propria famiglia.
Questa evidenza è confermata anche dall’analisi dei fattori che spiegano l’alta e bassa frequenza di vista nei musei da parte dei bambini: la prima variabile che discrimina le famiglie che vanno spesso al museo da quelle che ci vanno meno è l’alta frequenza delle visite con la scuola. Ciò significa che, quando un bambino ha la possibilità di visitare un museo con la scuola, è molto probabile che anche la sua famiglia lo porti al museo.
Il che si traduce di fatto nell’avere da una parte bambini che hanno spesso l’opportunità di andare al museo e bambini che non ne hanno, né con la propria famiglia né con la scuola.
Questo sottolinea ancor di più il ruolo centrale potenzialmente svolto dalla scuola nell’incoraggiare l’accesso culturale dei più piccoli e pone quindi una serie di riflessioni operative sulle opportunità e modalità di promuovere e sviluppare questo ruolo.
L’altra variabile che discrimina le famiglie ad alta frequentazione di musei è la dimensione della città in cui vivono (più che il numero di musei presenti sul territorio): i bambini che vivono nei grandi centri urbani hanno maggiori probabilità di vivere in famiglie che vanno molto al museo. In maniera meno evidente, ma comunque importante, vivere in grandi contesti urbani influenza positivamente anche la possibilità di andare al museo con la scuola.
Considerando che il 67% della popolazione italiana vive in piccoli centri urbani/zone rurali, la diversa possibilità di accesso alle istituzioni museali a causa delle condizioni familiari e scolastiche è un problema che le politiche volte a sostenere l’accesso e la partecipazione culturale dovrebbero affrontare seriamente.
È interessante infine notare come entrambi i fattori citati – scuola e dimensione urbana – siano di natura strutturale, e non riguardino direttamente l’offerta museale. Il “sistema abilitante” alla partecipazione culturale è dunque prevalente sull’offerta e la proposta museale.
ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Promuovere la partecipazione e l’accesso culturale dei bambini attraverso le famiglie e le scuole è un tema sempre più strategico e sentito per i musei oggi, anche al fine di coltivare il pubblico di domani. E lo è diventato ancora di più dopo due anni in cui tutti i pubblici, più e meno giovani, sono stati forzatamente tenuti lontano dall’accesso ai luoghi della cultura.
La possibilità di disporre delle informazioni necessarie per lo sviluppo di adeguati piani di accesso culturale per i bambini, le loro famiglie e le scuole è però fondamentale per meglio comprendere le barriere all’accesso culturale e gli elementi dell’offerta che più sono in grado di avvicinare le diverse tipologie di visitatori.
I pubblici caratterizzati da un’abitudine alla frequentazione dei musei sono più inclini a valutare, nello scegliere quali musei visitare con i propri figli, aspetti legati al cuore dell’esperienza con una centralità attribuita all’elemento umano ossia ai professionisti ed educatori che accompagnano i ragazzi nell’esperienza museale.
D’altra parte, è importante che i musei trovino nuove chiavi interpretative, più accessibili a quei pubblici che più raramente accedono al museo e ciò anche interagendo più strettamente con le scuole e le altre istituzioni educative, soprattutto nelle aree rurali italiane, magari promuovendo attività direttamente nelle scuole.
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