Quando la partecipazione crea comunità

[fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”2_3″ last=”no” spacing=”yes” center_content=”no” hide_on_mobile=”no” background_color=”” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” background_position=”left top” hover_type=”none” link=”” border_position=”all” border_size=”0px” border_color=”” border_style=”” padding=”” margin_top=”” margin_bottom=”” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=”0.1″ animation_offset=”” class=”” id=””][fusion_text]Non si può dire che Monumenti Aperti non sia partecipazione culturale, si può addirittura dire che esiste la comunità di Monumenti Aperti, visti i numeri dei volontari, delle scuole, delle associazioni e degli appassionati della manifestazione. Oltre 18.000 sono i volontari, principalmente provenienti dal mondo della scuola, e oltre 300 mila le firme dei visitatori nelle edizioni degli ultimi anni, se non è questa una forma di partecipazione che crea comunità?!

Stimolare il desiderio di partecipazione e far diventare la partecipazione culturale una pratica ordinaria, dettata dal più profondo bisogno. È questa la grande sfida per le industrie culturali e creative che operano secondo le logiche della responsabilità sociale della cultura, orientate dalla consapevolezza che non sono i pubblici a dover cambiare ma che è il sistema a dover adottare nuovi paradigmi. Una riflessione di Marta Romano per il Rapporto Symbola-Unioncamere  “Io Sono Cultura 2018”

L’Associazione Culturale Imago Mundi Onlus da ormai 22 anni si pone proprio l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di comunità consapevoli e attive culturalmente nel proprio territorio. Questo principio è nato in Sardegna e da qualche anno è stato esportato anche oltre mare.

Che la cultura contribuisca a favorire il benessere di persone, comunità e territori è ormai un assioma. Che la partecipazione alla vita culturale innalzi il livello di benessere, intuitivo. Che le industrie culturali e creative siano chiamate a pensare – o ripensare – la propria offerta di servizi, incentivando la partecipazione e ponendo i pubblici al centro delle proprie attività, una scelta oggi imprescindibile, quasi etica. Favorire la partecipazione culturale, per queste organizzazioni, non è una decisione dettata esclusivamente dal ritorno economico ma anche dall’intento diprodurre valore creando comunità più attive e consapevoli.

 

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