Il comune di Oristano ha una superficie di circa 85 kmq dove si concentra circa il 20% della popolazione della provincia (abitanti: 31.698).
Il suo territorio sorge nella vasta pianura del Campidano, si estende dalla costa verso le zone più interne e comprende le frazioni di Silì, Massama, Donigala Fenughedu, Nuraxinieddu, Masainas, San Quirico e Torregrande. Il territorio dove sorge attualmente Oristano è stato, fin dai tempi antichi un luogo favorevole all’insediamento umano: l’entroterra, fertile da coltivare e ideale per pascolare, il sottosuolo gravido di minerali, gli stagni salmastri ricchi e pescosi hanno permesso ai primi abitatori dell’isola di sviluppare una società economicamente e culturalmente solida.
Se a tutto questo aggiungiamo le caratteristiche fisiche della zona: centralità e facilità di comunicazione, e forse più importante degli altri la presenza del porto naturale di Mare Morto riusciamo a comprenderne lo sviluppo.
I lavori di scavo nella penisola del Sinis portarono alla luce manufatti che fornirono una chiara idea dell’estensione dei traffici svolti in quell’area nel corso dei secoli. I contatti con gli altri popoli del mediterraneo sono testimoniati dalla presenza di oggetti appartenenti a culture diverse e lontane da Tharros: amuleti, talismani e figure divine di origine egiziana, stoviglie dalla Campania, oggetti etruschi.
La più ricca e importante fra le antiche città marittime sarde visse per milleottocento anni
Alla metà del secondo millennio risalgono i resti di villaggi nuragici, l’VIII secolo a.C. è la data della fondazione fenicia, il 238 a.C. il passaggio sotto il dominio romano, il periodo bizantino quando diviene sede vescovile, infine l’VIII – IX secolo d.C. epoca del grande esodo dovuto probabilmente alle scorrerie dei pirati saraceni. Dopo un breve ritorno nel 1052, arriva il definitivo abbandono intorno al 1070. La storia della città, però, è legata al periodo giudicale in cui si sviluppò nella città una delle forme statuali più originali e nobili della storia dell’Isola.