Chiesa campestre di S. Caterina D’Alessandria

La chiesa campestre di S. Caterina d’Alessandria, martire della chiesa bizantina del IV secolo, è situata nel territorio a Nord-Est di Berchidda a circa 4,5 Km dall’abitato (partendo dalla Piazza del Popolo, passando per il cimitero e proseguendo verso la strada per Calangianus). Sorge sul colle della tanca omonima in una zona protetta dal monte Limbara, favorita quindi da condizioni climatiche adatte agli insediamenti umani find ai tempi più remoti. La natura, ricca di flora mediterranea, un tempo abbondava di greggi, coltivazioni, selvaggina e arnie di api. Attorno alla chiesa, fanno ancora buona sentinella gli olivastri secolari, sotto i quali si apparecchiano i tavoli il giorno della festa popolare (il primo sabato di Giugno). Questo territorio viene definito “zona di interesse archeologico” per la presenza di dolmen: “tavola di pietra” e “allèe couverte” (in francese corridoio coperto), tombe risalenti alla religione neolitica recente e megalitica (3000 a.C.). Altra traccia importante dell’Epoca antica sarda, relativa alla Sardegna romana (238 a.C.-476 d.C.), è il ritrovamento, in regione “Sa Contrizzola”, del tesoro “su siddadu”, consistente in circa 1400 antiche monete romane. Tale tesoro è stato scoperto dai fratelli Demuro nel 1918, durante i lavori di aratura.

Dopo un periodo di relativa prosperità vissuta nell’isola nei primi secoli del secondo millennio, tra la fine del XIV e la prima metà del XV secolo, si evidenzia l’abbandono di numerosi centri abitati. Scompare così la maggior parte dei centri rurali. secondo la tesi di laurea della dottoressa A. Maria Taras, “I centri scomparsi del Monte Acuto”, di questi insediamenti sono rimaste solo le chiese attorno alle quali si svolgeva la vita religiosa; tra queste Santa Caterina, Sant’Andrea, San Michele, ristrutturate negli anni ottanta e aperte per le rispettive feste; mentre restano scarsi ruderi di S. Pietro e S. Gavino. Di Santa Caterina d’Alessandria (festa liturgica il 25 Novembre), la Passio greca del VI – VIII secolo narra il suo rifiuto a compiere sacrifici agli dei, secondo quanto impartito dall’imperatore Massensio (o Massimino); fu condannata al supplizio della ruota dentata che però gli angeli riuscirono a spezzare e fu uccisa pertanto con la spada. È stata dipinta dai più grandi pittori: Raffaello, Tiziano, Correggio.

Un’associazione, il cui presidente viene eletto ogni tre anni, organizza la relativa festa campestre con una messa e un pranzo offerto a tutti i partecipanti.

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