Il coinvolgimento della comunità e dei giovani nell’esperienza delle fondazioni di comunità

Qualsiasi ente, istituzione, organo che lavori su un territorio, si trova ad affrontare una questione cruciale nello svolgimento della propria attività, ossia come coinvolgere la comunità di quel territorio. Come renderla non solo informata, ma parte attiva delle decisioni, delle pratiche o delle politiche che intende mettere in campo.
Coinvolgere le persone nelle decisioni che vengono prese a livello centrale aumenta l’accountability del decisore e, se coloro che fanno parte della comunità sono coinvolti e ne condividono le scelte, saranno meno inclini a contrastare il decisore stesso, riducendo la probabilità che si manifestino tensioni sociali.
A livello più locale, nel quartiere ad esempio, sentirsi parte di una comunità, avvertire il senso di appartenenza, alimenta la propensione delle persone ad impegnarsi attivamente per dare il proprio contributo, per migliorarlo. Esse sentono il legame di fiducia che si instaura tra di loro in funzione di quel bene comune che incentiva la loro partecipazione attiva.
Se il coinvolgimento civico è forse da attribuire più alla sfera delle Istituzioni e da abbinare al concetto di democrazia, il coinvolgimento della comunità trova la sua collocazione più nella solidarietà ed è attribuibile al mondo della società civile.

Le fondazioni di comunità appartengono indubbiamente a questo scenario.
Le fondazioni di comunità, tutte diverse tra loro e rispondenti ad un modello che potremmo definire “a geometria variabile”, hanno tuttavia delle caratteristiche comuni: un approccio e una visione di lungo termine, alcuni asset, una missione ampia, una governance composta da diversi stakeholder, un territorio a cui riferirsi.
A differenza di altre fondazioni, per le fondazioni di comunità il coinvolgimento della comunità è fondamentale, perché è da lì che arrivano le idee, le risorse, non solo dal punto di vista economico e finanziario, ma soprattutto dal punto di vista delle relazioni, delle capacità, ossia di ciò che chiamiamo continuum of capital. Inoltre, altrettanto importante, dal coinvolgimento della comunità stessa arrivano le richieste di risposte e soluzioni nella gestione di problemi e situazioni, a cui consegue la definizione delle priorità, e quindi anche la definizione delle linee strategiche e delle attività che risultano, così, delineate dalla comunità che ne beneficerà.

IL COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITÀ DA PARTE DELLE FONDAZIONI DI COMUNITÀ

Ma come arrivare alla comunità? Come renderla parte attiva nelle decisioni, nelle proposte di progettualità e attività in generale?
Le fondazioni di comunità più longeve hanno alle spalle un lungo percorso di iniziative messe in campo per coinvolgere la comunità, e possono offrirci esempi di processo e anche vari strumenti.

In Italia la Fondazione Comunitaria del Lecchese è stata la prima fondazione di comunità costituita, era il 1999. Da allora, ha sviluppato molti modi per coinvolgere la comunità di riferimento, tra cui i fondi di comunità, ossia dei fondi dedicati, voluti e finanziati dal territorio o da porzioni di esso per uno specifico scopo, ma amministrati dalla fondazione. Si tratta di un modo estremamente concreto per ascoltare e coinvolgere la comunità e supportarla nel raggiungere il suo obiettivo.

Al Sud poi, dove storicamente i legami sociali hanno un ruolo quanto mai importante, dove lo Stato è percepito come assente e sono le relazioni sociali ad avere un ruolo determinante, le fondazioni di comunità possono giocare un ruolo cruciale.

La Fondazione di Comunità di Messina, ad esempio, ha risollevato le sorti del celebre Birrificio Messina, chiuso nel 2013 a causa di un tentativo di speculazione edilizia, sostenendo un’importante raccolta fondi e contribuendo alla realizzazione di una campagna di comunicazione sul territorio, alla stesura del piano industriale e alla costruzione della rete di partner finanziari appartenenti sia al settore profit che non profit, che ha consentito nel 2014 a 15 mastri birrai di costituirsi in cooperativa per ripartire con una nuova produzione, tramandando l’antica tradizione della produzione della birra della propria città, e non perdendo il proprio lavoro.

Fondazione di Comunità San Gennaro a Napoli è stata lo strumento più efficace che la cooperativa La Paranza ha fortemente voluto e utilizzato per valorizzare al massimo l’asset principale intorno a cui si è sviluppata, le Catacombe di San Gennaro al Quartiere Sanità. La cooperativa ha dato l’opportunità ai giovani di un quartiere particolarmente difficile, quello della Sanità, di diventare le guide turistiche delle Catacombe, professionisti formati per garantire le visite sia in italiano che in inglese. Il numero di visitatori in 10 anni è aumentato in maniera prepotente, passando da 5.000 a 150.000, creando un indotto prima inimmaginabile nel quartiere in termini di ricettività e attività connesse, garantite dalla credibilità costruita nel tempo dalla Fondazione di Comunità San Gennaro.

Non si può ignorare il ruolo svolto dalle fondazioni di comunità durante la pandemia, quando sono diventate il punto di riferimento non solo della comunità, ma anche delle istituzioni locali. È il caso della Fondazione della Comunità Bresciana, che si è trovata a svolgere un ruolo centrale nel reperimento e nella distribuzione dei dispositivi di protezione individuale e nella presa in carico della popolazione fragile nella fase più dura della pandemia, in una città come Brescia, tra le più colpite in Italia. Il Comune di Brescia ha riconosciuto che l’agilità con cui la fondazione riusciva a muoversi e le capacità che poteva mettere in campo, soprattutto per la profonda conoscenza del territorio, la rendevano un attore più efficace nel gestire l’emergenza di quanto non potessero essere gli stessi enti pubblici.

IL COINVOLGIMENTO DEI GIOVANI

Un problema altrettanto cruciale dei vari enti ed istituzioni, così come delle fondazioni, è saper attrarre i giovani, chi cresce nella comunità e può contribuire al benessere e allo sviluppo della comunità stessa con idee e competenze innovative.
Possiamo individuare tre livelli di coinvolgimento dei giovani: informare, coinvolgere, implicare.
Informarli significa metterli al corrente di ciò che autonomamente si è deciso di fare, quindi non è richiesto alcun segno di recepimento dell’informazione, né feedback.
Coinvolgerli significa informare i giovani, ma ascoltando le loro opinioni e integrandole nelle decisioni da prendere.
Implicarli significa renderli parte integrante e attiva del processo decisionale e di gestione.

In proposito vale la pena citare una recentissima esperienza davvero interessante, partita dai giovani per imprimere un cambiamento nella Pubblica Amministrazione del nostro Paese, a partire dall’opportunità generata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si tratta di Officine Italia, un’associazione di giovani professionisti che ha la mission di portare le istanze dei giovani al centro del dialogo politico e dei processi decisionali, fornendo spazi, canali, strumenti e opportunità di aggregazione e confronto con i decision maker di oggi e di domani, partendo da valori quali la sostenibilità sociale, la valorizzazione dei talenti, la parità dei diritti e delle opportunità, la partecipazione e l’imprenditorialità civica.

Una delle conclusioni più interessanti dello studio, che coinvolge le fondazioni più diverse per missioni e dimensioni, è che non ci sono giustificazioni per non aprirsi alla partecipazione giovanile, perché di questa apertura beneficiano le fondazioni stesse e la società tutta.

CONCLUSIONI

Calare dall’alto proposte e soluzioni rischia di essere fallimentare, mentre è fondamentale informare, coinvolgere e implicare la comunità. Questo è tanto più vero per le fondazioni di comunità, che sono per loro stessa natura ancorate alla comunità a cui si riferiscono.

In particolare, va lasciato spazio ai giovani, va data loro la possibilità di esprimersi, di condividere idee, non banalizzandone il ruolo per via della giovane età. La Youth Bank, il Servizio Civile Universale, Officine Italia, lo Youth Advisory Board, sono tutti esempi in cui si dimostra che se viene data loro l’occasione, i giovani possono e sanno ricoprire un ruolo chiave nelle comunità. Del resto vivono e subiscono le conseguenze delle innumerevoli crisi che caratterizzano il nostro tempo, dal cambiamento climatico alle guerre, dalla pandemia alle enormi sfide sociali che ci troviamo a fronteggiare.

Il tema della giustizia intergenerazionale non si può affrontare senza chiamare in causa coloro che erediteranno ciò che abbiamo costruito finora. Bisogna dar loro la possibilità di avere un ruolo attivo, di essere protagonisti del cambiamento, di essere changemaker, e avere l’umiltà di imparare da loro, di accogliere una visione nuova.

LEGGI TUTTA LA NEWS SUL SITO DE AG|CULT